Intervengo a proposito della decisione di Amnu, prima in Trentino, di far pagare una tariffa anche per chi differenzia correttamente gli imballaggi in plastica, con l’introduzione di una chiavetta elettronica che registrerà i conferimenti, di cui tanto si parla in questi giorni.
L’Azienda Municipalizzata per la gestione dei servizi di igiene urbana, onoranze funebri e trasporto infermi a Pergine esiste dal 1968. Fu allora che il Comune deliberò di costituirla per la stessa qualità della vita dei propri cittadini. Il 4 dicembre 1997, sedici dei diciotto Comuni dell’Alta Valsugana serviti “In Hose” da Amnu costituirono Amnu Spa, con sede in Pergine. Al 2015 venivano trattati 22000 tonnellate di rifiuti annui, con 7 Centri di Raccolta Differenziata. Capitale sociale di € 1.128.387,00 interamente versato, € 8,5 milioni di fatturato, 63-65 dipendenti, 59000 abitanti serviti, 28000 utenze domestiche, 2500 utenze speciali, Igiene ambientale, Onoranze Funebri e Cimiteriali.
Un’Azienda florida, che fa degli utili… ma sempre una partecipata, a servizio del cittadino! Un cittadino che – come viene ricordato in un blog molto popolare in Valsugana – si meraviglia del fatto che «più plastica differenzierò e più pagherò. A rigor di logica dovrebbe essere vero il contrario!». Il sindaco di Pergine, spiegava che «Se paghi il conferimento della plastica sarai più attento nei tuoi acquisti, evitando i prodotti imballati con la plastica. Dovrai pagare il conferimento anche perché i soliti furbetti inseriscono, assieme alla plastica, impurità fino al 40%».
A mio avviso questa operazione si tradurrà invece in un incentivo a comportamenti di abbandono dei rifiuti, se non a un ritorno ai piccoli inceneritori domestici nella stufa di casa. La tariffa sulla plastica, pur apparendo estremamente contenuta, viene giustificata dai costi di smaltimento delle impurità che graverebbero sul bilancio di Amnu, portandolo in perdita. Un bilancio che nel 2015 chiude con un utile netto di 327 mila euro, che è stato in parte distribuito ai Comuni soci per 174 mila euro.
Pagando la tariffa sulla plastica vi saranno minori costi di selezione e verrà, forse, abbassata la tariffa sul secco, a partire però dal 2018. Forse! Ecco allora alcune domande che prendo a prestito dal quel blog: Perché una società multiservizi, che non dovrebbe avere fini di lucro, chiude con un utile doppio da quanto dovrebbe essere garantito dall’imposizione di una tariffa?
Ma soprattutto, perché lo distribuisce ai soci? E perché vi sono sperequazioni in questa distribuzione? Dai documenti allegati al bilancio, si deduce, infatti, che Levico (7868 abitanti) partecipa in Amnu solo con l’11,350%, mentre Pergine (21155 abitanti) con il 47,056% che porta Pergine a incassare nel 2016 utili per 81.900 euro, mentre Levico solo per 19.700 euro, meno di un quarto di quanto ha incassato Pergine! Che facciamo? Un referendum per applicare quelle che sono regole già presenti nello statuto delle partecipate?
Claudio Cia