Non occorre infatti darsi molto da fare, per rinvenire già nella Genesi episodi di valorizzazione della donna: creata sì partendo dalla costola tolta all’uomo, ma ad immagine e somiglianza di Dio. Anche il fatto che la creazione della donna parta da una costola è significativa: essa è posta a fianco dell’uomo, perché nessuno debba essere posto davanti o dietro, prima o dopo. Tuttavia è evidente come il vero cambio di paradigma avvenga nel Nuovo Testamento con la venuta del Cristo, che è sì Figlio di Dio, ma che viene portato alla vita dal ventre di una donna vergine, che così facendo diventa Arca dell’Alleanza, ovvero simbolo visibile della presenza divina sulla Terra. Non è poi da dimenticare il ruolo che Gesù conferisce a Maria, quando sulla Croce – con un gesto del tutto umano del Redentore che sta per morire – affidandola alle premure del discepolo amato, allo stesso tempo le affida il ruolo di madre dello stesso discepolo, in quel momento rappresentante di tutto il popolo cristiano. Non si capisce poi come sia possibile scordare il nuovo ruolo svolto dalla donna, prima testimone della Resurrezione del Cristo presso il Sepolcro vuoto (non bisogna dimenticare che per la cultura ebraica la testimonianza resa da una donna era ritenuta non valida). E si potrebbe continuare all’infinito, ricordando l’Apocalisse che parla del segno grandioso della donna che appare nel cielo coinvolgendo l’intera Chiesa che con dolori deve continuamente generare il Cristo, ma non è questo il momento.
Quello che mi preme sottolineare è come un approccio non ideologico/politico gioverebbe sicuramente maggiormente alla trattazione dei problemi relativi alla violenza sulle donne esercitati in nome o in assenza di una religione. Perché non indagare, nella nostra società secolarizzata e senza valori, l’uso materialistico che la pubblicità, la pornografia e certa politica (non si dimentichino barbare pratiche come la surrogazione di maternità, il c.d. “utero in affitto”) fa del corpo di donna? Perché non soffermarsi sul grande problema dei matrimoni combinati, delle spose bambine, dei rituali di infibulazione che ancora oggi si praticano come “passaggio verso l’età adulta” in alcune società?
Questo dovrebbe essere, a mio avviso, il ruolo dell’Osservatorio interreligioso sulle violenze contro le donne.