Estratto verbale dell’adunanza del 12 dicembre 2012
Questa convenzione, come bene ha detto l’Assessore, è stata esaminata anche in Commissione in modo dettagliato, l’abbiamo letta e discussa passo per passo. È una convenzione che vede il Comune fare degli accordi con un sistema di Case di riposo denominato Civica che indubbiamente svolge un’attività importante, tanto più in questa città che noi sappiamo essere sempre più abitata da anziani, quindi con bisogni assistenziali sempre più pressanti, molti dei quali necessitano di ricovero in strutture protette gestite per soddisfare quei bisogni che a domicilio non possono essere soddisfatti. È questo che la gente che si rivolge a queste strutture si aspetta.
Signor Assessore, mi permetta di evidenziare quello che io ritengo possano essere dei punti che dovrebbero in qualche modo migliorare il servizio alla persona all’interno di queste RSA. Premetto innanzitutto che tutti gli operatori che agiscono all’interno di queste strutture (infermieri, OTA – Operatore Tecnico Addetto all’Assistenza , OSS – Operatore Socio Sanitario, ausiliari) vanno semplicemente ringraziati per il servizio e per lo sforzo con cui cercano di dare professionalità e umanità nell’assistenza a queste persone. Tuttavia non sempre è possibile farlo al meglio per il semplice fatto che spesso questi operatori, pur volendo dare il 200%, si trovano in qualche modo a essere limitati nel soddisfare i bisogni assistenziali dell’anziano anche perché sono numericamente non sufficienti per i bisogni che si presentano all’interno di queste strutture.
Sicuramente Lei, Assessore, mi dirà che in queste strutture il numero di operatori corrisponde alle tabelle provinciali, questo è vero, però spesso le tabelle provinciali danno delle disposizioni, ma coloro che le predispongono poco hanno a che vedere con il mondo dell’assistenza: abbiamo visto recentemente nell’applicazione del cosiddetto “assegno di cura” come chi ha formulato questa legge alla fine l’abbia resa talmente impraticabile per cui non so in quanti riusciranno a goderne. Questo per dimostrare che spesso chi si occupa di questi temi lo fa in modo non del tutto competente. Gli operatori vorrebbero dare l’assistenza all’anziano in modo eccellente ma spesso non riescono neppure a darla in modo sufficiente perché devono correre, non hanno il tempo di fermarsi ad ascoltare l’anziano che rimane senza delle risposte che soddisfano veramente il suo bisogno.
L’assistenza infermieristica sappiamo che è all’osso, mentre a differenza di altre realtà cliniche sappiamo che strutture simili ne richiederebbero un numero molto maggiore, e soprattutto che copra le 24 ore della giornata. Quando avevo sollevato la questione dell’assenza di infermieri sulle RSA di Gardolo e di Gabbiolo in particolar modo durante il servizio notturno mi era stato risposto, se non sbaglio, Assessore, che evidentemente queste strutture non necessitavano di una presenza infermieristica notturna. Pare che, nonostante queste dichiarazioni, la Civica abbia introdotto la figura infermieristica a Gardolo e a Gabbiolo anche di notte, il che significa che quanto noi, e in particolar modo io, segnalavamo non era campato in aria. L’unica cosa che mi rattrista è che questa figura infermieristica passa metà notte presso una delle strutture della Civica e l’altra metà nell’altra struttura, pur rimanendo reperibile su entrambe. Comunque, in tempo di fame anche le briciole possono saziare, come ho avuto modo di dire altre volte.
In questi giorni abbiamo visto sui giornali le lettere e gli articoli veri e propri che evidenziavano come una signora si è lamentata del fatto che la guardia medica chiamata di notte per la madre in una delle RSA – guardia medica dell’Agenzia sanitaria che serve tutta la città, non quella della RSA – non è intervenuta presso la RSA della Civica, il che ha scatenato notevole disappunto da parte dei familiari, non solo della persona che in primis non poteva ricevere la valutazione medica richiesta, ma anche di altri pazienti. Quello che mi è stato detto in giornata, pare che questa guardia medica sia stata richiamata all’ordine dall’Azienda sanitaria la quale ha verificato che a una chiamata della RSA non c’è stata risposta.
Ho riportato questo non per pregiudicare o criticare l’operato di un medico di guardia, che comunque deve soddisfare le attese di una città, ma perché ritengo abbastanza assurdo che una struttura assistenziale che sappiamo accogliere persone con pluripatologie – mi risulta che ci sia anche un posto letto Namir per pazienti in stato comatoso – quando ha bisogno del medico di notte deve rivolgersi al medico di guardia. È evidente che in queste due strutture si concentrano determinati bisogni, patologie, problemi clinici, quindi è evidente che è più facile che il medico venga chiamato a intervenire in queste strutture piuttosto che in altre realtà. La Civica dovrebbe potersi rivolge a un medico proprio in modo che non sia una guardia medica della città a dover intervenire e sobbarcarsi un carico di lavoro simile.
Se penso che fino a poco tempo fa sia a Gardolo sia a Gabbiolo non c’era nemmeno una figura infermieristica, la cosa mi fa rabbrividire, perché significa che la valutazione del bisogno del medico era affidata a personale che per legge non ne ha la competenza, però questo è successo fino a ieri. Da oggi almeno c’è questo infermiere che qualche ora a Gabbiolo e qualche ora a Gardolo è presente e, su richiesta, può portarsi tra le due strutture per fare una valutazione ad hoc e poter eventualmente attivare il medico. So che spesso l’Azienda sanitaria sottolinea che queste guardie mediche sono quasi più al servizio di strutture assistenziali che non della città, quindi la convenzione che facciamo con questa realtà dovrebbe valutare in un futuro di dotarsi di una figura medica che garantisca la copertura in entrambe le realtà.
Queste sono le lamentele che si sentono da parte dei parenti, i pazienti spesso non lo fanno perché non sono messi nelle condizioni di evidenziare i servizi per via delle loro patologie, ma qualcuno lo fa rivolgendosi al familiare che è il referente anche per l’Amministrazione. Circa il discorso dell’assistenza – e chi lo può dire meglio di chi la vive, oltre a chi la subisce – quel numero di operatori è insufficiente per garantire un’assistenza di qualità. Nonostante questo, va sottolineato che per ogni posto letto base (chi non ha patologie gravi) la Provincia garantiva € 74,91 al giorno nel 2010, attualmente sarà qualcosa in più. Per un posto letto demenze, cioè per i pazienti riconosciuti con demenza che sappiamo essere molti, la Provincia garantisce € 106,81. Per il posto letto sanitario, cioè coloro che hanno un impegno clinico importante, la Provincia assicura € 119,31. A quest’entrata garantita dalla cosiddetta quota sanitaria va aggiunta l’entrata garantita dal familiare, la cosiddetta quota alberghiera, che, se non sbaglio, è di € 47,50 al giorno, di conseguenza ogni persona si aspetta un servizio proporzionale al costo.
Dobbiamo, quindi, investire sulla qualità, non sulla buona volontà perché di questo non ho dubbio, la buona volontà da parte degli operatori c’è, ho avuto modo di vederlo personalmente. Ho avuto modo di parlare con loro e di cogliere la loro sofferenza nel non riuscire a garantire un’assistenza per cui si sono preparati perché teniamo presente che questi operatori sono preparati in modo ottimale per dare un’assistenza ottimale, se però non vengono messi nelle condizioni di farlo diventa un lavoro frustrante e logorante. Un lavoro è logorante non solo per la fatica che comporta ma anche quando non si può esprimere come dovrebbe.
Noi non dobbiamo comunque preoccuparci di soddisfare l’operatore, perché si sentirà soddisfatto quando capirà che l’assistenza che sta dando soddisfa l’ospite, altrimenti si disinnamora del proprio lavoro e rischia di fregarsene. Se chi si trova nella posizione di dargli gli strumenti per lavorare non glieli dà, non può impiccarsi e a un certo momento rischia di diventare un mestierante, ma, ripeto, non per cattiva volontà, piuttosto perché il sistema lo porta a diventarlo. Questo non succede soltanto nell’ambito della Civica ma in tutte le Case di riposo perché il problema che io le segnalo, non per attaccare Lei ma perché mi pare corretto dire le cose, si nota in tutte le strutture assistenziali. Siccome noi facciamo delle convenzioni, dobbiamo chiedere loro maggiore sforzo per rispondere alle lamentele, secondo me ben fondate, che provengono dai familiari.
Una delle lamentele che spesso avanzano i familiari riguarda il pasto scadente, ma non nella quantità perché sappiamo che un anziano non deve mangiare chissà cosa, piuttosto nella qualità. Si ricorda che le ho fatto arrivare in Assessorato qualche mese fa un involtino e se ha avuto la correttezza di osservarlo, non poteva convenire che fosse cibo per un anziano, tanto più alla sera. Tempo fa al Sindaco è arrivata la cena di un anziano, si ricorda? Signor Sindaco, fare politica è anche fare questo.
Se Lei ha letto la lettera che ha mandato un ospite di Gardolo o comunque gli articoli che si sono via via susseguiti dopo le sue rassicurazioni, non è cambiato niente. Se le sue dichiarazioni portano a questi frutti, evidentemente non sono sufficienti. Tornando al discorso dei pasti, è uno dei motivi di lamentela degli ospiti, signor Assessore, quindi bisogna avere il coraggio di dire che le cose non vanno perché a forza di negare non è che le cose vadano meglio. Ho la sensazione che quando si tirano fuori questi argomenti spesso ci si mette sulla difensiva.
L’altro motivo di lamentela sono le rette che aumentano. Forse ci si lamenterebbe meno dell’aumento se a quest’aumento corrispondesse una qualità di servizio migliore. Proprio ieri sul giornale è apparso che dalla Provincia è stato ridotto dell’1% il budget messo a disposizione delle RSA: mi piacerebbe sapere se il budget per la solidarietà internazionale sarà mantenuto o sarà addirittura aumentato. Questo 1% tolto alle RSA dalla Provincia qualcuno dovrà pagarlo e non vorrei fosse pescato da un rincaro ulteriore delle tariffe, ma la paura c’è perché alla fine ci troveremo ad assistere a questo.
Una lamentela ulteriore riguarda il fatto che i problemi che vengono segnalati a chi in quel momento si trova nella struttura spesso non trovano una risposta. Un familiare mi diceva che sembra ci sia una scaricabarile, la sensazione è che manca un referente certo. Da quello che so, signor Assessore, a Gabbiolo e Gardolo manca un responsabile di struttura: esiste il coordinatore dei servizi che però non ha il potere che dovrebbe avere un responsabile di struttura e questo comporta che spesso chi raccoglie delle criticità segnalate dal familiare soprattutto in queste due strutture le deve segnalare al quartier generale che è a San Bartolomeo e, alla fine, il familiare per trovare una risposta rischia di doversi muovere verso la sede centrale.
Se Lei ha osservato, signor Assessore, la maggior parte delle criticità emerse sulla stampa per mano dei cittadini provengono proprio dalle RSA di Gardolo e Gabbiolo dove, a mio parere, manca una figura che possa dare risposte e abbia l’autorità di metterci la faccia, quindi di prendersi le responsabilità, ciò che non possiamo sicuramente pretendere dai coordinatori di servizi. Quindi, dal punto di vista organizzativo bisognerebbe avere il coraggio di ripensare qualcosa in merito. In questo credo che la SPES – senza fargli pubblicità – come sistema organizzativo può fare scuola, poiché come la Civica ha più strutture però ha dei veri responsabili di struttura, che loro chiamano direttori, e hanno il compito di interfacciarsi con l’ospite e con il parente, senza questo continuo scaricabarile. Non voglio demolire il lavoro che stanno facendo i vari operatori, ma voglio evidenziare quello che secondo me è un limite del sistema e delle RSA della Civica.
Mi sono fatto inviare la carta dei servizi che è ben fatta, patinata, sembra quasi una carta da grand hotel – bisogna vedere se tutto quello che è scritto corrisponde, comunque voglio credere che la volontà ci sia – e ho notato che l’organigramma prevede la presenza del direttore generale, che è anche il dirigente, più altri due dirigenti: l’area del servizio per la salute sanitaria è seguita dal dottor V. e l’area gestione servizi alla persona è in mano all’assistente sociale F. Il direttore generale è il signor Chini, non metto in dubbio la sua competenza però è una persona che ha in mano quattro strutture più una struttura protetta. Io ho avuto esperienza di gestione di una struttura piccola di 30 ospiti, non grande come la Civica, e per me non c’era né giorno né notte, mi domando quindi come una persona impegnata a fare l’Assessore possa garantire di avere lo sguardo sulla realtà delle strutture che gli sono affidate. Le chiedo, Assessore, se il dirigente è a tempo pieno e se con quest’impegno di un servizio a quattro strutture con oltre 318 ospiti può garantire di avere lo sguardo sull’intera realtà.
Il dottor V. è un medico sicuramente capace, è molto impegnato a San Bartolomeo con gli “Angeli Custodi” e anche lui non può fare miracoli, ecco perché ritengo che tutte queste criticità che provengono dalle due realtà citate siano ben motivate: con tutta la loro buona volontà anche queste due figure non possono essere dappertutto e non possono rispondere a tutto. Tutte tre le figure si trovano presso la sede centrale di S. Bartolomeo, il che limita notevolmente il loro operato, e come mi è stato riferito da dei familiari, chi vuole relazionarsi con loro per un problema urgente deve andare a San Bartolomeo perché altrimenti nessuno sa dare loro delle risposte che impegnano l’Amministrazione della Casa di riposo. Quello che emerge, signor Assessore, è che bisognerebbe avere il coraggio di ripensare l’organizzazione proprio per dare certezza del servizio.
Un’altra cosa che ho toccato con mano è che questa realtà sembra un maso chiuso, nel senso che se succede qualcosa è importante che nessuno ne sappia niente, né familiari né ospiti, tantomeno la stampa, perché con una carta dei servizi come questa non possono esserci criticità. Quando in questi giorni è stata pubblicata su «l’Adige» una lettera sempre per evidenziare delle problematiche, mi è stato detto che quel giorno il giornale, complice di aver pubblicato una lamentela dei familiari, è sparito dalle RSA. Che l’abbia preso qualche operatore che doveva impiegare il tempo a leggerlo, quindi non ha potuto metterlo a disposizione degli ospiti? La cosa lascia piuttosto perplessi. Posso garantirle, perché ho verificato di persona quando ho avuto modo di scrivere una lettera al giornale evidenziando una criticità, che quando un familiare ha avuto il coraggio di pubblicarla sulla bacheca della struttura interessata, non delle altre, immediatamente è stata rimossa. Il giorno successivo sul giornale è apparsa una lettera di un familiare che criticava la mia lettera non avendo neppure capito lo spirito con cui io l’avevo scritta. Questa lettera è stata riprodotta su fogli A3, quindi a caratteri cubitali, e affissa non sulla struttura interessata ma su tutte quattro. Io ho scritto una successiva replica e anche in questo caso qualche familiare ha avuto il coraggio di appenderla, ma anche questa è stata rimossa immediatamente.
Ecco perché la mia sensazione è quella di trovarmi di fronte a un maso chiuso: ciò che va a beneficio dell’immagine si diffonde con trombre e flauti, quando invece qualche criticità, secondo me ben fondata, viene portata alla luce viene immediatamente insabbiata, si allontanano i giornali, si tolgono dalle bacheche eventuali lettere e si richiamano i familiari che hanno osato affiggerle. Non può dirmi che questo non è successo perché ho avuto modo di constatarlo personalmente. Un’altra cosa importante, signor Assessore, concerne le competenze. È emerso che è stata emanata una procedura per somministrare la terapia che credo sia tuttora esistente e non è stata ritirata, almeno ufficialmente, e per cui è intervenuto anche il Collegio infermieristico. È una procedura illegale perché dichiarava che l’OSS – Operatore Socio Sanitario o l’OTA – Operatore Tecnico addetto all’Assistenza in questione poteva somministrare la terapia. Non so se di questo è stata informata, ma è intervenuto anche il Collegio infermieristico a tal proposito, e non solo ovviamente. Mi domando con quale competenza chi ha firmato e chi ha proposto questa procedura, dagli atti l’ha proposta il medico e l’ha firmata il direttore generale Chini, hanno potuto farlo. Tenere nascosto tutto è a beneficio dell’interesse dell’ospite o piuttosto dell’immagine che si vuole a tutti i costi conservare della Civica?
Dobbiamo avere il coraggio di ripensare all’intero sistema di gestione e di comunicazione verso l’esterno. Grazie.
– o m i s s i s –