Introduzione
La politica che promuove l’assistenza a domicilio promette agli anziani e a quanti vivono in stato di sofferenza fisica e/o psichica un futuro in famiglia. Poter sentire sempre il “profumo di casa” è il sogno di chiunque, tanto più se ammalato o vecchio.
Nel comune di Trento da alcuni decenni l’assistenza domiciliare è una realtà, ma accedervi non è semplice e la qualità del servizio lascia spesso a desiderare. Un impegnativo iter burocratico, i lunghi tempi di attivazione, la mancanza di libertà nella scelta del soggetto che eroga il servizio (cooperativa, operatore), gli operatori non adeguatamente preparati, l’impressionante turnover degli stessi, la mancanza di mediazione culturale tra gli assistenti stranieri (che sono la maggior parte) e gli assistiti ecc, sono alcune costanti che compromettono l’obiettivo di sostenere ed incentivare la domiciliarizzazione dell’assistenza alla persona in stato di sofferenza e vanificano la bontà degli investimenti pubblici e delle famiglie.
Poiché l’esperienza insegna che la semplificazione migliora il servizio e fa risparmiare, ho formulato questo ordine del giorno con l’intento di contribuire a rendere il servizio di assistenza domiciliare libero, dinamico, moderno e a misura di famiglia.
Premesso che:
- il Comune di Trento, tramite l’assessorato alle politiche sociali, organizza e gestisce il servizio di assistenza domiciliare avvalendosi di personale proprio (5% svolto dal comune) e del privato sociale (95% svolto dalle cooperative);
- attualmente tale servizio comporta un iter burocratico lungo e farraginoso. Infatti, per stabilire l’autenticità della richiesta e comporre il concorso alla spesa per la fruizione dell’assistenza domiciliare a carico dell’utente, intervengono pareri provenienti da diversi ruoli professionali (medico, assistente sociale e relativo collegio, cooperativa, ecc) oltreché inevitabili valutazioni di carattere economico-patrimoniale;
- per i motivi sopra indicati, il tempo di attesa per poter accedere al servizio si protrae anche per mesi, con evidente grave disagio per la famiglia e per l’utente medesimo. Così facendo le liste d’attesa si allungano a dismisura e in molti casi è la terra di una sepoltura a dar loro una risposta;
- qualora l’utente superi indenne il guado dell’attesa, il caso viene affidato alla cooperativa che, per convenzione, opera in quella specifica porzione di territorio della città (ambito territoriale). La cooperativa eroga il servizio inviando un proprio operatore senza che l’utente abbia la possibilità di scelta. Questo connubio forzato è all’origine di innumerevoli disagi tra assistente e assistito (derivanti da incompatibilità relazionali, carenza di professionalità, “scontri” culturali e religiosi) che rendono inadeguato il servizio erogato e, in taluni casi, portano alla rinuncia dello stesso con esiti facilmente intuibili;
- la spesa per il servizio erogato (costo orario: € 23.19) è in parte sostenuta dall’utente tramite il pagamento di regolare fattura emessa dall’amministrazione comunale al nominativo dell’assistito, e in parte dalla stessa amministrazione che, infine, si impegna a corrispondere il dovuto al soggetto (cooperativa) che eroga il servizio.
Si impegna il Sindaco e la Giunta a:
- Perseguire l’obiettivo di avvicinare la politica alle persone in situazione di bisogno:
- riducendo al massimo la lista di attesa (le persone in lista d’attesa, al 6 febbraio 2012, erano 86) dirottando risorse destinate ad iniziative non vitali e urgenti;
- dando all’assistito e alla famiglia la percezione solida che usufruire di un servizio di assistenza domiciliare è un sacrosanto diritto e non il risultato del mendicare l’aiuto di cui si necessita;
- favorendo la domiciliarità dell’utente nel rispetto della sua volontà e/o della famiglia, evitando che la persona si senta trattata come un pacco postale.
- Perseguire l’obiettivo di ridurre l’iter burocratico:
- per verificare l’autenticità della domanda (bisogni assistenziali), nel maggior numero dei casi, esiste un decreto della medicina legale che dichiara l’effettivo stato di salute e di limite del richiedente. Nell’immediato, sarà sufficiente per l’assistente sociale del territorio una visione dello stesso per redigere, a breve termine, un piano assistenziale da concordare primariamente con l’utente e/o con la famiglia;
- per mettere l’utente nelle condizioni di poter usufruire del servizio ritenuto necessario nei modi e nei tempi concordati, senza ulteriori lungaggini;
- per poter raggiungere l’effettivo ammontare del concorso alla spesa per la fruizione dell’assistenza domiciliare a carico dell’utente ed eventuali conguagli.
- Perseguire l’obiettivo di assicurare dinamicità competitiva, livelli di alta qualità e professionalità dell’assistenza domiciliare:
- favorire la nascita di nuovi soggetti erogatori di assistenza alla persona;
- istituire un apposito registro per i soggetti accreditati e riconosciuti idonei a erogare il servizio di assistenza domiciliare. I soggetti accreditati dovranno dimostrare di possedere: una solida formazione nel campo dell’assistenza, un’adeguata professionalità, un’idonea capacità a svolgere l’attività di aiuto alla persona in stato di bisogno nonché il rispetto degli obblighi di carattere fiscale.
- Perseguire, in alternativa al punto 5 della premessa, l’obiettivo di assegnare il voucher direttamente all’utente:
- evidenziati i bisogni, stabilito il piano di lavoro e calcolato l’ammontare del concorso alla spesa per la fruizione dell’assistenza domiciliare a carico dell’amministrazione comunale, quest’ultima potrà emettere a favore dell’utente e/o famigliare indicato un mandato di pagamento tramite voucher (assegno mensile), che sarà utilizzato per il pagamento dei servizi concordati e prestati dai soggetti accreditati. Non, dunque, nuova spesa, ma modalità diversa di spendere quello che viene riconosciuto all’utente.
- Il voucher dovrà essere usato per fini esclusivamente assistenziali
- Il beneficiario dovrà rendicontare all’ente pubblico l’uso del voucher.
- Perseguire l’obiettivo di assicurare il monitoraggio dell’attività assistenziale:
- avviata l’assistenza domiciliare, a garanzia che i soldi pubblici siano spesi per fini assistenziali, l’assistente sociale dovrà verificare periodicamente il rispetto del piano di lavoro concordato, l’evolversi dei bisogni dell’utente e l’adeguatezza delle prestazioni assicurate allo stesso.
Benefici:
- l’utente e/o la famiglia diventano soggetto di trattativa e non oggetto di assistenza. Il servizio non viene così calato dall’alto, ma si rivela frutto dell’incontro tra l’offerta di assistenza e necessità effettive e concrete della persona, squisitamente obbediente alle leggi di mercato e quindi più a misura del bisogno reale del singolo individuo. In tal modo si contribuisce anche ad annullare in gran parte il senso di dipendenza forzata;
- evidenziato e riconosciuto il bisogno e stabilito un piano assistenziale, la scelta e la trattativa con i soggetti accreditati erogatori di servizi è lasciata al libero arbitrio dell’utente e/o del familiare;
- i vari soggetti accreditati erogatori di servizi diventano dinamicamente competitivi nella qualità delle prestazioni e, perché no, anche nei costi;
- si dà respiro all’iniziativa privata, favorendo la nascita di nuovi soggetti che intendono mettersi in gioco;
- quando la famiglia nel bisogno percepisce d’essere ascoltata e aiutata, ne beneficia la politica della domiciliazione dell’anziano, con conseguente minor ricorso all’assistenza strutturata (ospedale, Rsa) e, di conseguenza, riduzione dei costi a carico dell’ente pubblico;
- il comune potrà constatare un congruo uso di denaro pubblico, un abbattimento dei costi causa lo snellimento dell’iter burocratico, un impiego minore di proprio personale, minori spese di amministrazione e di ragioneria con riflessi positivi per l’intera collettività.