Quella scritta ieri dal Presidente Rossi e dagli Assessori provinciali del Partito Democratico è l’ennesima pagina di una commedia. Una commedia – ahimé – tutt’altro che divertente. Una commedia squallida, che si trascina ormai da mesi di fronte ad una comunità trentina sempre più attonita di fronte al desolante spettacolo di una classe di governo intenta a risolvere le proprie beghe da cortile e incapace di offrire una qualche visione sul futuro della nostra terra.
Di una cosa bisogna dare atto al Presidente Rossi. Sta efficacemente conseguendo il proprio obiettivo di un “Trentino trilingue”. Infatti, i tre partiti che compongono la coalizione di centrosinistra autonomista parlano tre linguaggi differenti. E quando non ci si intende neppure sui principi e sui contenuti che dovrebbero essere alla base dello stare insieme, si può essere d’accordo solamente sul nulla. Ed infatti, la prossima settimana la maggioranza riporterà in Consiglio il disegno di legge cosiddetto contro l’omofobia, che è esattamente – se parliamo di omofobia e di bullismo omofobico e non di promozione dell’ideologia gender – una legge sul nulla, come ha dichiarato in una sede istituzionale – la Quarta Commissione del Consiglio provinciale – una figura istituzionale super partes quale il Difensore civico.
Mentre la Giunta provinciale sembra vivere su Marte, nella terra trentina – dei cui problemi dovrebbe occuparsi – sempre più le famiglie non arrivano alla fine del mese, i giovani emigrano in cerca di occupazione, la burocrazia esaspera cittadini e imprese, numerose aziende chiudono i battenti.
Un appello al Presidente Rossi: se non è in grado di fare della Giunta una squadra sufficientemente coesa e all’altezza dei propri compiti, abbia almeno la decenza di dimettersi e così di risparmiare a tutti i Trentini l’umiliazione di essere governati da amministratori pubblici principalmente intenti a scannarsi – politicamente – tra loro e a spartirsi voracemente tutte le cosiddette poltrone di sottogoverno.
Claudio Cia