A proposito dell’introduzione di minibus a idrogeno in Val di Fiemme in occasione dei Campionati Mondiali nel 2013, siamo passati dall’annuncio dell’ex governatore, con delega ai Trasporti, Alberto Pacher, dell’utilizzo dei minibus a idrogeno anche sui passi dolomitici (cfr. Trentino, 11 marzo 2014, pag. 46) allo smantellamento del distributore di idrogeno realizzato a Panchià, costato 1,4 milioni di euro.
I due minibus, costati oltre 1,5 milioni di euro ciascuno, hanno conosciuto un utilizzo assolutamente sottodimensionato rispetto al loro costo. Rimasti a lungo inutilizzati, sembrano ora destinati a rientrare in un nuovo progetto, a Rovereto, nel quadro di un bando europeo, che assegna 28 milioni di euro a soggetti (pubblici e/o privati) che siano disposti a metterne sul piatto altrettanti.
Il progetto prevede l’aggiunta, ai due provenienti dalla Val di Fiemme, di altri mezzi alimentati a idrogeno da destinarsi alla rete urbana roveretana, con la realizzazione di un distributore destinato anche a utenti privati in transito o in sosta sull’Autobrennero.
Rispondendo ad un’interrogazione presentata dai Consiglieri Fugatti e Civettini il 5 marzo u.s., con riferimento ai supposti vantaggi per la collettività dell’esperimento fiemmese, l’Assessore parlava di “un capillare e puntuale servizio all’utenza”, di “perseguimento degli obiettivi di politica ambientale fondati sulla mobilità sostenibile”, di “validità e vantaggiosità della scelta operata”.
Chiedete in Val di Fiemme notizie su tale meraviglioso servizio!
Quali vantaggi si ritiene di poter portare oggi alla comunità roveretana? E come si giustifica, in termini di effettivi miglioramenti del servizio pubblico a Rovereto, un esborso di 28 milioni di euro?