Cumuli di rifiuti abbandonati qua e là per Trento sono ormai un’immagine a cui ci stiamo, ahimè, abituando e rassegnando. Sono immagini di degrado che minacciano il tradizionale splendore di una città ricca di storia, cultura e religiosità che racconta un passato, le fatiche e la passione di chi ce l’ha lasciata in eredità.
Ora pare che ogni luogo sia diventato funzionale per abbandonare rifiuti di ogni genere che denotano sensibilità e culture diverse tra cittadini che abitano lo stesso territorio. C’è chi lo vive come fosse il proprio giardino di casa, altri come un bene che non gli appartiene, un patrimonio da non custodire e valorizzare per le nuove generazioni.
Ad esempio di recente mi sono imbattuto in un cumulo di rifiuti lasciati in bella vista ai bordi della strada. Tanti rifiuti non differenziati raccolti in sacchi neri posti uno accanto all’altro che disegnano il percorso di un sentiero che porta ad uno spazio verde le cui foglie degli arbusti mosse dall’aria fanno rimbalzare i raggi di sole fino a posarsi su un accampamento di baracche abitato da disperati che vivono in uno stato di miseria e degrado da togliere il fiato… tanta sporcizia e tanta desolazione di fronte al supermercato “Metro” in via Maccani! Immagini che ci ricordano che non siamo solo di fronte a rifiuti domestici ma piuttosto a persone che un falso buonismo, accogliente a tutti i costi, ha indotto a vivere in condizioni disumane.
Dunque, a pochi passi dalla città dei primati, delle università e dei musei ci sono angoli di territorio nascosti, di cui l’Amministrazione sa ma non vuole sapere, vede ma non vuole vedere, dovrebbe intervenire ma non vuole interviene.
Già nell’agosto del 2012 avevo denunciato tale baraccamento e l’allora Assessore Plotegher aveva affermato che quanti l’abitavano erano persone prevalentemente di nazionalità rumena, che godevano della libera circolazione sul suolo nazionale, che erano prive di attività lavorativa e di reddito, e che erano dedite all’elemosina. Aveva poi aggiunto “ora bisogna che riflettiamo un pochino insieme su che cosa effettivamente possiamo fare per intervenire”.
Orbene da allora sono trascorsi due anni, le baracche sono aumentate, le condizioni igienico sanitarie rimangono pessime e le immondizie al bordo della strada testimoniano che fino ad oggi nulla è stato fatto anzi, questa inerzia ha aumentato il degrado e reso possibile un habitat tanto caro a ratti, gatti e cani randagi ma soprattutto trasmette l’immagine di una città che non appartiene alla nostra storia.
Premesso quanto sopra si chiede al signor Sindaco di sapere:
- se è a conoscenza e come giustifica che quanto segnalato già nel 2012 non ha avuto soluzione e ha incrementato i suoi aspetti di criticità con l’espandersi della baraccopoli e l’aumento dei soggetti che l’abitano;
- se c’è una giustificazione al fatto che mentre ai cittadini residenti è richiesta la raccolta differenziata, l’uso dei sacchetti Tares, l’applicazione di una tariffa per lo smaltimento ed è vietato e sanzionato l’abbandono di rifiuti sul territorio, a quelli della baraccopoli tutto è concesso e a costo zero e come intenda affrontare con senso di giustizia questa disparità di trattamento;
- se i cani presenti in tale luogo sono registrati all’anagrafe canina e se è applicata la normativa vigente in materia;
- se questa amministrazione ha un’idea di come affrontare, rimuovere e prevenire accampamenti che, oltre a presentare condizioni igienico sanitarie pessime e aumentare il degrado, sono luoghi dove la speranza non ha dimora.