In questi giorni più famiglie denunciano un grande disagio come quello espresso da un’anziana ottantenne che assiste in casa il marito ammalato di qualche anno più vecchio. La signora lamenta la carenza di sevizi mirati a sollevare il carico di fatiche e stress dovuti all’assistenza del coniuge che gli consentirebbe un periodo di riposo e non solo.
Infatti per poter usufruire di un periodo di “sollievo” (un posto letto a rotazione) collocando, per un tempo determinato, il proprio congiunto in struttura residenziale, gli è stata mostrata una lista d’attesa di almeno tre mesi. Questo non è un fatto isolato, episodi simili si ripetono di frequente e la lunga lista d’attesa lo prova. Alla sua insistenza, data la gravità del caso, l’anziana signora si è sentita rispondere che la graduatoria potrebbe sfoltirsi se qualcuno passa a miglior vita. È proprio vero e attuale il detto latino: «mors tua, vita mea».
Ora siamo nel pieno dell’estate, a questo caso se ne aggiungeranno altri, ed emerge, ahimé, la preoccupazione del ricovero per cani e gatti a rischio di abbandono, ma per l’uomo debole, ammalato e la sua famiglia stressata e sfinita, quale attenzione? Siamo frastornati dai grandi e costosi progetti di mobilità (metroland, nuova viabilità urbana, ecc…) ma per i bisogni vitali e urgenti dei cittadini quale «mega» progetto?
Ogni faraone vuole la sua piramide, sembra che questo valga anche per i nostri amministratori i quali altro non desiderano che lasciare una propria firma ai posteri per cui si possa dire «l’ha fatto il tal dei tali» e nel frattempo si lascia che sia la terra di una fossa a rispondere ai bisogni dell’uomo.