Prendersi cura di un’aiuola, ripristinare i muri imbrattati, verniciare una vecchia panchina, recuperare un edificio inutilizzato… sono solo alcuni esempi di azioni che contribuiscono a rendere l’ambiente nel quale viviamo più accogliente per viverlo meglio insieme agli altri. Tutte operazioni che ormai vengono delegate totalmente all’ente pubblico, costume questo che si è affermato negli ultimi decenni, nei quali sempre più si è ampliato il divario tra cittadini e amministrazione. Questo dualismo, che vede da una parte l’amministrazione e dall’altra il cittadino, non è funzionale in una politica rivolta alla gestione della cosa pubblica, tant’è vero che ha portato nel tempo a ragionamenti del tipo “il mondo finisce fuori dalla porta di casa mia e al resto deve pensarci il Comune“, creando una generale disaffezione verso la cosa pubblica non più sentita come “propria”.
Questa sensibilità e questo legame verso la “cosa pubblica” possono essere recuperati?
L’art.118 della Costituzione ci indica, nel principio di sussidiarietà orizzontale, la strada per un nuovo modello di amministrazione condivisa dei beni comuni. Dire, come nell’art. 118, che i poteri pubblici “favoriscono le autonome iniziative dei cittadini per lo svolgimento di attività di interesse generale” significa riconoscere che questi non vanno considerati semplicemente degli utenti, assistiti o amministrati ma anche e soprattutto soggetti capaci di creatività e di collaborazione attiva con l’amministrazione nel perseguimento dell’interesse generale e nella cura dei beni comuni. Troppe volte però abbiamo sentito dire che i cittadini non potevano essere coinvolti nella cura dei beni comuni urbani perché mancavano disposizioni legislative o regolamentari.
Questo vuoto è stato però di recente colmato grazie alla nascita del primo regolamento comunale per l’amministrazione condivisa, realizzato nell’ambito del progetto Le città come beni comuni avviato dal Comune di Bologna. Questo, sotto la direzione scientifica di Labsus (Laboratorio per la sussidiarietà) presieduto da Gregorio Arena, ordinario di Diritto amministrativo dell’Università di Trento, ha portato il 22 febbraio 2014 alla presentazione del “Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani”, del quale anche il Comune di Trento potrebbe (o dovrebbe) dotarsi.
Il regolamento è pubblicato sul sito di Labsus (www.labsus.org), scaricabile gratuitamente (open source) e può essere modificato per essere adottato da ogni Comune con la sola richiesta di “restituire” la versione eventualmente modificata perché sia disponibile a chi la volesse utilizzare. Questo regolamento non è stato studiato a tavolino per poi essere calato dall’alto, ma è il risultato di due anni di lavoro in cui sono state analizzate tre sperimentazioni concrete realizzate nel territorio del Comune di Bologna. Questo non significa che sia perfetto ma sicuramente è nato con un’impostazione corretta: partendo da esperienze diverse si sono analizzate le difficoltà incontrate per individuare modalità di risposta diversificate e le potenziali ricadute sull’amministrazione.
Si passa da una situazione nella quale il cittadino si rivolge all’Amministrazione perché questa gli risolva un problema, ad una situazione nella quale chi propone è responsabilizzato e si mette in gioco in prima persona con il sostegno del Comune. Questo non significa che l’Ente Pubblico debba rinunciare alle proprie prerogative o che i cittadini debbano colmare reali o presunte mancanze dell’amministrazione e tanto meno che dovranno arrangiarsi perché soldi non ce ne sono più, ma che il Comune è convinto che per fare meglio le cose, queste si possono delegare direttamente ai cittadini (sussidiarietà) affidando e condividendo la gestione dei beni comuni, ad esempio la cura dello spazio pubblico, dei parchi, la pulizia della città, ecc…
Le regole non vanno viste solo come dei vincoli o dei paletti ma devono trasformarsi in strumenti che permettano ai cittadini di fare le cose che loro stessi propongono all’Amministrazione. Varie giornate di volontariato nelle diverse Circoscrizioni, organizzate da associazioni e vari gruppi, hanno già dimostrato che i cittadini che si auto organizzano nel loro ambiente sono spesso più motivati, si sentono maggiormente titolari della “cosa pubblica” e quindi le loro azioni risultano più efficaci rispetto alle scelte derivate da decisioni di tipo burocratico e fortemente connotate politicamente.
La complessità dei problemi che oggi abbiamo di fronte, e che dobbiamo affrontare a livello locale, sono a volte il prodotto di fenomeni che hanno origini molto lontane dal nostro territorio ma che di riflesso portano ad una riduzione di risorse e fanno si che oggi sia impossibile, anche per le amministrazioni più virtuose, affrontare da sole la gestione della cosa pubblica.
Ma entrando più nel concreto, come si intende attuare questa “alleanza” tra cittadini attivi ed Amministrazione Pubblica?
Il regolamento proposto prescinde e non è funzionale al principio autoritativo perché solo così può stimolare la partecipazione di tutti. Non si adottano atti amministrativi, frutto dell’esercizio di un potere unilaterale, ma si stipulano patti di collaborazione e la sfida principale sarà quella di essere il più possibile capaci di ritagliare questi patti sulla base delle idee che porteranno i cittadini e non su regole “standard”. Non è possibile partire da un “prontuario”, quello che funziona è valorizzare al massimo la capacità dell’amministrazione di essere flessibile, di saper individuare in concreto, dal confronto con il cittadino, le necessità che lo stesso ha e cosa gli serve per poter collaborare alla cura dei beni comuni. Questo regolamento mette a disposizione una serie di strumenti che consentiranno di adottare decisioni concrete con la certezza che si possano realizzare. La maggiore difficoltà per l’Amministrazione sarà dunque quella del doversi assumere la responsabilità di ragionare alla pari con il cittadino e di adottare le scelte che al cittadino servono.
Questo regolamento dirà ai cittadini che è possibile attivare patti di collaborazione con il Comune e che gli stessi contenuti saranno definiti assieme. Questi patti serviranno a curare e rigenerare gli spazi pubblici, da un giardino a una piazza o altri spazi che i cittadini vorranno proporre, a curare o a rigenerare gli edifici e quindi a poterli usare, a dare spazio alla creatività e alle proposte di utilizzo temporaneo degli spazi pubblici dismessi per renderli disponibili per attività artistiche o di intrattenimento giovanile, ecc… Tutto questo con forme di sostegno differenziate, esenzioni, messa a disposizione di materiali vari, rimborsi, affiancamento di personale e chiare assunzioni di responsabilità. Non deve diventare un’esclusiva dei cittadini cercare la collaborazione ma anche l’amministrazione potrà lanciare proposte sui beni comuni intercettando l’interesse generale e la possibilità di aggregare risorse civiche (cittadini ma anche imprese, commercianti…); l’obiettivo è che la città venga sentita e vissuta da tutti come il giardino di casa propria.
Sulla base di tali considerazioni il Consiglio comunale di Trento DELIBERA di introdurre il “Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani” di seguito esposto:
Proposta di deliberazione – Regolamento gestione condivisa beni comuni