Il 6 febbraio è la giornata in cui milioni di persone ricordano e rinnovano il loro impegno per la difesa di ogni vita nascente e, di riflesso, di ogni donna che ne è madre. Quanti di noi sanno di questa ricorrenza?
Ho provato a chiederlo a persone che conosco e anche ad alcuni colleghi che con me sono in consiglio comunale a Trento, ma la risposta è stata la stessa: silenzio. Affinché nella nostra città nessuna donna possa dire di essere stata costretta a rinunciare alla maternità, ho chiesto al sindaco se, per tale giorno, la giunta avesse posto in calendario qualche evento culturale per promuovere il valore della natalità e quindi della famiglia, ma la risposta è stata la medesima: silenzio. In questi giorni, giustamente, si è parlato di olocausto e sterminio per ricordare una tragedia che ci pone di fronte alla domanda: com’è potuto accadere, dove era l’UOMO?
Ma la memoria non è sufficiente e non ci pone al riparo da altre simili tragedie se non è accompagnata da una cultura per la vita che è la sola a prevenire qualunque sterminio che, con motivazioni nuove e differenti modalità, ancor oggi minaccia la persona quando diversa, piccola e fragile.