Nelle ultime settimane stanno arrivando nelle aziende e nelle case delle famiglie trentine le bollette relative al consumo di energia nel periodo di chiusura totale dovuta all’emergenza Covid-19. Se da un lato i grandi proclami dei fornitori di energia elettrica ci avevano fatto sperare che l’applicazione della “tariffa notturna” per tutto il corso della giornata portasse ad una riduzione del costo della bolletta, dall’altro i numerosi documenti inviati presso i miei uffici da cittadini trentini arrabbiati e una semplice comparazione con le bollette dei mesi precedenti (mettendo in rapporto i consumi e gli importi dedotti dei costi fissi) hanno clamorosamente smentito tale ipotesi.
L’approssimarsi del dibattito consiliare sul disegno di legge 49/XVI destinato a regolare le concessioni delle grandi derivazioni idroelettriche del Trentino per i prossimi trent’anni nonché la situazione di crisi economica vissuta dai nostri cittadini a causa del virus SARS-CoV-2, ci impongono una seria riflessione storico-politica su un tema che da sempre infiamma gli animi dei trentini, ovverosia quello dell’energia idroelettrica.
In base a quanto stabilito per un verso dallo Statuto d’Autonomia e, per altro verso, per effetto del versamento di sovracanoni sulla produzione elettrica da parte dei concessionari, diviene evidente come – per i cittadini trentini – i benefici derivanti dalla presenza nella nostra Provincia di impianti di produzione di energia idroelettrica siano, ad oggi, di natura indiretta (visto che a gestire le risorse generate da questo settore – derivanti anche dalla partecipazione nelle società che attualmente gestiscono le centrali – sono la P.A.T., i Comuni e i Consorzi BIM).
Pare invece corretto segnalare come, la costruzione di dighe lungo i corsi d’acqua trentini, con lo sconvolgimento di intere zone che ha portato ad un territorio stravolto da grandi impianti, con paesi allagati per ricavarne bacini artificiali, abbia comportato vantaggi generalmente a favore delle popolazioni non locali. È ormai un dato storico assodato che l’importanza strategica rappresentata dall’accaparramento e controllo dei bacini idroelettrici trentini (all’epoca ancora con enormi potenzialità, poi sfruttate anche per la ripresa economica dopo la Seconda Guerra Mondiale) da parte dei maggiori gruppi industriali italiani abbia rappresentato uno dei motivi che portò il Regno d’Italia a dichiarare guerra all’Impero Austro-Ungarico nel primo conflitto mondiale. È infatti noto a tutti che nel primo cinquantennio Post-Unità d’Italia, la mancanza di carbone aveva costituito un impedimento strutturale per lo sviluppo dell’industria italiana. Per contro, le maggiori conseguenze negative che la costruzione di impianti idroelettrici comporta, quali ad esempio la perdita di capacità di auto-depurazione dell’acqua (che obbliga i nostri Comuni a sostenere importanti costi per introdurre modalità diverse di depurazione delle acque reflue) o la perdita di valore estetico, hanno interessato la popolazione locale.
È inoltre da notare come la netta prevalenza di soggetti esterni, che per decenni hanno integralmente fruito degli introiti derivanti dalla vendita dell’energia, ha permesso loro non solo di ammortizzare i costi di realizzazione degli impianti, ma anche di conseguire lauti profitti. È chiaro che questo squilibrio nei costi e benefici tra popolazioni locali e altre popolazioni è destinato, ove non compensato adeguatamente, a creare tensioni e perdite di opportunità.
Sono questi i motivi che mi portano a ritenere che – nel solco di quanto si è visto nella Provincia Autonoma di Bolzano a partire dal 2017 – anche la nostra Provincia dovrebbe iniziare una trattativa con l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (ARERA) al fine di introdurre – utilizzando come dotazione finanziaria la quota di energia gratuita che i concessionari delle centrali idroelettriche sono tenuti a fornire alla Provincia in base allo Statuto d’Autonomia, alle norme di attuazione e alle leggi provinciali – un bonus elettrico usufruibile da tutti i cittadini residenti e titolari di un’utenza domestica nell’abitazione principale, che permetta una riduzione dell’importo della bolletta energetica. Ciò consentirebbe di realizzare veramente quello che era l’intento del podestà di Trento Paolo Oss Mazzurana con la costruzione della prima centrale idroelettrica di Ponte Cornicchio sul torrente Fersina, ovverosia illuminare tanto un’abitazione operaia, quanto una residenza signorile.
Cons. Claudio Cia
Segretario Politico di AGIRE per il Trentino
L’articolo su “Cronache” del giugno 2020:
Un beneficio che deve restare nel nostro territorio perche’ i sacrifici per costrunire gli impianti idroelettrici gli hanno fatti i nostri genitori: quanti morti sul lavoro!