Bus a idrogeno… la toppa più grande del buco!

In riferimento all​a delibera del 29 gennaio, che vede la Giunta provinciale intenzionata a investire 12 milioni di euro (di cui 4 di potenziale cofinanziamento europeo) per dare un senso all’acquisto dei “famosi” due bus a idrogeno, senza tornare a citare i costi esorbitanti della “sperimentazione” dei minibus, sono convinto che un miglior favore all’ambiente lo si poteva fare acquistando allo stesso prezzo non due, ma una miniflotta di minibus a metano, realizzare qualche distributore di metano in valle, finanziare il progetto della ferrovia dell’Avisio, che servirebbe alla mobilità della valli di Cembra, Fiemme e Fassa, visto che il trasporto elettrico su rotaia, quello sì, è veramente poco impattante dal punto di vista energetico. Ovvero investire in opere che rimangono, non in futuribili chimere. Va ricordato che non abbiamo “giacimenti” di idrogeno sotto Piazza Dante…

La maggior parte dell’energia elettrica in Italia è prodotta mediante combustibili fossili, ed è facile immaginare quale sia l’efficienza di trasformare petrolio in energia elettrica, quindi in idrogeno, e quindi in energia cinetica. Può essere immagazzinato ad altissime pressioni o stoccato a bassissime temperature, entrambi processi altamente energivori. Qualcuno obietterà che l’energia elettrica può provenire da fonti rinnovabili, nel nostro caso dall’idroelettrico. Ma di notte l’energia elettrica in esubero è utilizzata per pompare l’acqua dai bacini di valle ai bacini di monte. Per di più se consideriamo che a livello nazionale importiamo energia dall’estero è un po’ illusorio pensare che siccome il Trentino ha un piccolo margine di eccedenza idroelettrica, può utilizzarlo per produrre idrogeno.

Sono in sintesi tecnologie dagli elevatissimi costi di manutenzione, con poca efficienza (i costi di pura trazione si aggirano sugli 0,37€/km, sicuramente meno degli 0,60-0,65€/km per il diesel, presi a riferimento dall’Assessore, ma decisamente troppo a fronte degli 0,30€/km di una trazione a metano) e con aspetti riguardanti la sicurezza non di poco conto, dato che l’idrogeno è anche estremamente infiammabile ed esplosivo…

Ripeto, investiamo in opere che rimangono, come la ferrovia dell’Avisio. Bisognava pensare prima ad acquistare due bus a idrogeno… adesso non si può rischiare di metterci una pezza sopra che è più grande del buco.

Claudio Cia

Esito dell'iniziativa

 

Lettera inviata ai media locali il 3 febbraio 2016.

 

 

 

Pubblicata su “Secolo Trentino”: Bus a idrogeno, la toppa più grande del buco!

 

 

La delibera del 29 gennaio 2016: delibera progetto idrogeno – 2016

 

 

 

I precedenti interventi sull’argomento con alcuni allegati per approfondire:

 

Autobus a idrogeno, la Provincia non ha già sprecato abbastanza denaro pubblico?

2 commenti

  1. Sulla questione dei due minibus a idrogeno mi sono già espresso criticamente in passato, soprattutto sui costi (3 milioni per i due mezzi) e sull’impianto di rifornimento H2 di Panchià poi smantellato (1,5 milioni di Euro vaporizzati) che la dice un po’ tutta sulla lungimiranza di quella scelta. Lo si fosse almeno realizzato presso un locale distributore di carburanti ricavando l’idrogeno dal metano, almeno oggi si avrebbe un distributore di metano in Val di Fiemme, di cui si è in attesa da ormai un
    decennio.

    Ora s’apprende che si vuole proseguire con progetti ben più ambiziosi stando a quanto risposto dall’assessore Gilmozzi in Consiglio Provinciale qualche settimana fa. Alcuni aspetti mi lasciano però perplesso. In primis si è affermato che i minibus a idrogeno avrebbero costi di carburante pari alla metà rispetto a un veicolo a gasolio. Peccato che non sia così. Facendo un calcolo confrontando veicoli similari per tipologia e dimensioni, si scopre che i “costi di trazione” dell’idrogeno non sono la
    metà bensì quasi il quadruplo rispetto alle varianti a metano e a gasolio.
    Il dato del gasolio fornito appare invece quello di un normale bus diesel da 12 metri comprensivo dei costi di manutenzione. Come si sia potuto fare un errore così marchiano indicando dati non comparabili, lo possono spiegare solo i diretti interessati.

    Sui progetti futuri, leggo di una flotta di bus a idrogeno per Rovereto con annessa centrale di produzione e rifornimento di idrogeno. Tutto bello ma rimarrà da vedere cosa costerà il tutto al lordo dei contributi europei, che peraltro non sono più così generosi come negli scorsi anni e che quindi richiederanno fondi pubblici non esigui. Certo, è bello, anzi l’ideale avere bus e auto silenziosi e senza emissioni, ma si dovrebbero anche calcolare i costi mentre non si parla mai degli e-bus, bus solo elettrici a
    batteria. Fra l’altro per un bus H2 di 12 metri, come quelli che circolano a Bolzano, oggi per l’idrogeno si spende circa il doppio rispetto ad un bus a gasolio e quasi il triplo rispetto a un bus a metano. Spero che si sia preso in considerazione questo dato perché altrimenti gli utenti del servizio pubblico ne risentiranno in futuro sul costo del biglietto stante i chiari di luna dei bilanci pubblici sempre più magri.

    Ma, torno a chiedermi, come mai in Trentino, come altrettanto in Alto Adige, si sia totalmente dimenticata la mobilità ecologica di oggi rappresentata dal metano e soprattutto, a breve, dal biometano. Il tutto dimostrato dalla rete di rifornimento mai decollata con soli cinque (fra poco sei) distributori rispetto alle roboanti dichiarazioni di una decina di anni fa rimaste per gran parte sulla carta. Non saranno di certo una manciata di nuovi bus a metano a Trento a segnare una svolta, anche se sempre meglio della scelta tutta pro diesel di Bolzano. La mancanza di distributori di metano fa sì che in Trentino tale mobilità sia scarsamente diffusa e lo stesso accadrà per l’idrogeno le cui strutture sono ancor più costose, tenendo conto che di auto H2 di serie oggi ce ne sono solo due e dai costi tuttora proibitivi. Quindi è chiaro ed evidente che manca una strategia complessiva. Come d’altronde avviene in provincia di Bolzano, lasciando i cittadini davanti a scelte prese in camera caritatis.

    Ma su questo pare che non si voglia dibattere, né discutere ma sappiamo com’è l’aria nelle città quando non piove o non tira vento. D’altronde il fatto che le novità di Rovereto siano emerse solo tramite interrogazioni consiliari lo dimostra con tanti saluti alla “partecipazione”. Evidentemente quando si parla di cose concrete pare non siano gradite “interferenze” da parte dei cittadini mentre rimane l’impressione che in Trentino si voglia rincorrere e copiare ciò che si sta facendo a Bolzano ma senza una precisa strategia complessiva della mobilità ecologica e sostenibile pubblica e privata. Se ne vorrà parlare coi cittadini prima o poi?

  2. Non mi meraviglio ma siamo veramente… ai limiti della realtà.

    Cerco di riassumere:

    – parlare di autostrada dell’idrogeno è bello ma semplicemente un progetto di medio-lungo termine perché oggi i mezzi, salvo qualche bus H2 e poche auto di serie (tutti mezzi carissimi), alla portata di tutti non ci sono e siamo davvero ad una manciata di vetture;
    – parlare di un futuro di 5-6 anni per la mobilità H2 è una “storiella” che si sente da tanti anni ormai: la mobilità a idrogeno sta avendo difficoltà notevoli ad espandersi sia per l’alto costo delle infrastrutture di rifornimento che, come detto, per i veicoli a disposizione e, da non sottovalutare, a causa anche del crollo dei prezzi dei carburanti. A Bolzano reputavano conveniente un’auto a idrogeno con un prezzo della benzina a 1,8 Euro/litro e 1,7 Euro/litro per il gasolio, sappiamo a che livelli sono oggi…;
    – le previsioni per il 2030 di 16 milioni di mezzi a idrogeno sono equivalenti a giocare al Superenalotto, mi scuso per la battuta, ma qualsiasi persona di buon senso non può fare previsioni del genere così a lungo termine;
    – i minibus a idrogeno (1,5 milioni cadauno, si potevano comprare tranquillamente allora un paio di bus H2 da 12 metri e si poteva pure risparmiare…) e lo spreco assoluto del punto di rifornimento di Panchià (1,5 milioni di Euro per un impianto provvisorio!), definirli come “successo”, come descritto nella mozione, vuol dire non ammettere l’assurdità di una scelta del genere!
    – non sarà di certo “un’azienda costruttrice” del territorio a costruire veicoli, perché sarebbero enormemente costosi rispetto anche a piccole serie di veicoli prodotti da costruttori nazionali ed internazionali;
    – il primo punto dell’impegno, cioè rifornire i minibus, mi sembra il minimo da fare, peraltro questa proposta l’avevo fatta io qualche tempo fa con una lettera ai giornali
    – il secondo punto mi sembra dettato dal dott. Huber, responsabile del centro idrogeno di Bolzano, a voler essere molto chiari, ma quali progetti?
    – terzo punto ricadute industriali? quali?

    Rimane curioso che sia a Trento che a Bolzano non si siano mai presi in considerazione gli e-bus, cioè autobus a trazione elettrica che stanno avendo ben più interesse da parte delle aziende di tpl in Europa che non quelli a idrogeno.

    Nel frattempo, nonostante tanti rulli di tamburo, non si sta facendo NULLA per la mobilità pulita di oggi, quella a metano e, presto, quella a biometano (salvo qualche bus nuovo a metano a Trento, ma complessivamente è poca cosa). Mi sembra che il Trentino, come l’Alto Adige, stia seguendo l’assurda politica del “solo idrogeno” e “solo elettrico”, quindi una mobilità che si continua ad affermare che “sta partendo” e che si “svilupperà presto”, ma, da osservatore del settore da ormai una decina d’anni, sono per l’appunto anni che sento queste prospettive che mai si tramutano in uno sviluppo vero e proprio.

    Il risultato di questo strabismo nella mobilità sostenibile (non si fa nulla per metano/biometano, ma si fa per l’idrogeno) lo dimostra il fatto che dieci anni, nonostante le promesse, la rete dei distributori di metano si è sviluppata quasi per nulla, anche perché l’iniziativa è stata lasciata ai privati con un contributo tramite la legge del commercio che evidentemente è insufficiente. Infatti, nel 2007 si parlava di impianti a Tione, Riva del Garda, Trento Tangenziale (realizzato), Mezzocorona (realizzato a Grumo, aperto giusto oggi dopo… 10 anni!), Grigno, Folgaria, Vigo di Fassa, Lavis e nelle aree di servizio autostradali Paganella est ed ovest e Nogaredo est (realizzato) ed ovest.

    Mi sono dilungato troppo ma tale tema è davvero difficile riassumerlo in poche parole.

    Cordialmente

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