“Café de la Paix”, vittima delle contraddizioni di questa città?

Café de la Paix“, ufficialmente circolo ricreativo, è un esercizio con notevole afflusso di persone che vanta punte anche di 150 contemporaneamente cosa che, secondo il Comune, «comporta un sensibile disagio per la popolazione residente  locale, ne aumenta la percezione di insicurezza e ne intralcia il transito pedonale» del Passaggio Teatro Osele,  motivo per cui un provvedimento amministrativo ha imposto a questo esercizio la «cessazione dell’attività di somministrazione e l’obbligo di chiusura nella fascia oraria 22.30 – 07.00 per tutti i giorni della settimana». Insomma la sua colpa è quella di essere una realtà viva e commercialmente appetibile.

Viviamo in una strana città: si vogliono le università e ai giovani che le frequentano si chiede di vivere la loro vitalità in curiale silenzio; si autorizzano esercizi di attrazione e aggregazione giovanile in centri abitati e poi gli stessi si chiudono perché disturbano la quiete pubblica; si fanno proclami a favore della libera impresa e poi la si soffoca con provvedimenti  restrittivi; si tollerano iniziative di divertimento sponsorizzate con centinaia e centinaia di migliaia di euro di denaro pubblico e si inibiscono quelle che si manifestano e si sostengono spontaneamente; si trasformano piazza D’Arogno, sagrato del Duomo (cattedrale di S. Vigilio) e dintorni in birrerie, rosticcerie ed altro ancora che offendono la sacralità e le radici millenarie che caratterizzano la nostra storia cristiana e non si comprendono gli utenti del “Café de la Paix” che vivacizzano, anche se con qualche esuberanza, gli spazi adiacenti al locale; si approva in Consiglio comunale il nuovo piano culturale e, allo stesso tempo, si limita «un luogo di confronto, una finestra su culture, tradizioni ed espressioni d’arte diverse, dove il tempo scorre più lentamente e un semplice caffè si trasforma in un momento di incontro» (l’Adige, 28 novembre 2012).

Essere liberi di fare quel che si vuole in maniera più o meno palese non è una caratteristica dell’utenza di questo locale, semmai essa è un’esclusiva per pochi… gli stessi!

Premesso quanto sopra si chiede al signor Sindaco:

  • se non ritenga doveroso ritirare l’ordinanza emanata e intraprendere con i referenti del “Café de la Paix” un dialogo non basato su diktat ma sulla volontà reciproca di affrontare in maniera costruttiva le criticità rilevate dall’Amministrazione.

Esito dell'iniziativa

 

Il Sindaco ha non-risposto, cioè non risponde la dove ho chiesto di ritirare l’ordinanza che, imponendo una chiusura anticipata del locale penalizza i gestori e i tanti utenti giovani e meno giovani che lo frequentano. Il sindaco ha parlato il politichese… vedi il video!

 

Ho comunicato al Presidente del Consiglio comunale le mie dimissioni da vicepresidente della Commissione Cultura e la mia non disponibilità a ricoprire tale ruolo nella prossima composizione della stessa.

 

 

 

Allegati:

 

La “risposta” del Sindaco: Cafè de la Paix – risposta

 

 

 

Vedi gli articoli: “Cafè de la Paix”, la difesa del Sindaco. Cia si dimette.

Ne parla “l’Adige online”:

 

“Caso” Café del la Paix, l’appello di Claudio Cia

 

Cafè de la Paix rumoroso, tutti a nanna alle 22:30

 

La mia lettera pubblicata e un articolo per approfondire la vicenda, sul quotidiano “l’Adige”: Trento, il “Café de la Paix” e libertà esclusiva per pochi

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