Molti di noi conoscono bene il profondo e sincero legame che si instaura tra una persona ed il proprio cane. Un legame che in tanti hanno avuto modo di scoprire durante la pandemia, quando si è assistito a un vero e proprio boom di acquisti e adozioni di cani nei periodi di lockdown. La vicinanza di un animale d’affezione è stata spesso fondamentale per l’umore e la salute psicologica di persone sole, anziani e famiglie alle prese con la socialità limitata causata dalle misure restrittive a contrasto del Covid. Purtroppo però, molti altri non hanno compreso questo legame, e le responsabilità che esso comporta, come testimoniano gli abbandoni degli ultimi mesi.
La responsabilizzazione del proprietario è proprio il fine del disegno di legge che ho depositato per modificare la legge provinciale sugli animali d’affezione. Un cane non è infatti un oggetto, ma un essere vivente e senziente con specifiche esigenze, tra cui quella di camminare e di correre, che non sono meramente legate alla necessità dell’animale di espletare i propri bisogni fisiologici, ma soprattutto all’importanza di avere contatti continuativi con l’ambiente esterno e con i suoi simili, anche per prevenire l’insorgere di potenziali comportamenti aggressivi.
Di conseguenza, costringere un cane a rimanere legato alla catena per lungo tempo è una pratica incompatibile con la sua natura che, inevitabilmente, causa stress psicologico e sofferenza. Un cane fermo alla catena che non gli permette di muoversi liberamente, accedere agevolmente alla cuccia o alla ciotola con cibo e acqua, è inoltre impossibilitato a fuggire in caso di calamità come incendi, fenomeni alluvionali estremi o esondazioni torrentizie/fluviali. Per questo, con il mio Ddl intendo vietare la pratica della detenzione del cane alla catena in Trentino.
La legge provinciale sugli animali d’affezione del 2012 già prevede un divieto in tal senso, ma la norma è talmente ambigua e generica che risulta sostanzialmente inefficace, anche e soprattutto perché non sono previste sanzioni per i trasgressori. La legge che ho presentato rende più cogente il divieto, rafforzandolo inoltre con la possibilità di una sanzione amministrativa da 50 a 150 euro. Si tratta quindi di un atto normativo concreto e pragmatico che mira a generare una comprensione più profonda e rispettosa del legame tra proprietario e cane, e di cosa esso comporti.
Cons. Claudio Cia – Presidente del Gruppo Consiliare di Fratelli d’Italia