E’ ripreso questa mattina il procedimento penale che vede indagato, tra gli altri, il consigliere Baratter con l’accusa di corruzione elettorale e i giornali ci ricordano che per il reato di cui all’articolo 96 del Dpr 361/1957 è prevista la pena della reclusione da uno a quattro anni. Non intendo addentrarmi in un esame della tipologia di reato che sappiamo essere tipico delle latitudini del sud del mondo, non proprio quelle in cui vivono i tirolesi e neppure operano gli Schutzen.
Neppure voglio ironizzare sulla, diciamo così, bizzarria, di chi a parole rivendica una storia ed un comportamento retto ed esemplare – asburgico si potrebbe dire -, ma nei fatti si rende responsabile di comportamenti che, al di là della fattispecie di reato, il cui accertamento spetta alla magistratura, dimostrano uno scadimento grave di alcuni protagonisti della politica (in questo caso del Partito autonomista trentino tirolese).
Una cosa però va detta, soprattutto in questo memento storico in cui le coscienze sono talvolta sopite. Comportamenti come quelli in questione, sono in netto contrasto con le abitudini ed i valori dei trentini (anche quelli tirolesi), e incidono ancora di più sulla credibilità della politica e sul lavoro di chi, quotidianamente, si impegna per la propria comunità. Ecco la risposta ai molti illustri politologi che si chiedono per quale motivo l’elettorato italiano diserta le urne: se questi sono gli esempi… è facile capirlo!
Voglio però soffermarmi sulla incredibile “autointervista” che il cons. Baratter ha pubblicato sui social network. Proprio nei giorni del “processo” al collega Kaswalder, accusato dal PATT di tradimento ed eresia. Piccola parentesi: non risulta – o sbaglio? -, che il Baratter sia stato oggetto di analogo procedimento interno. Vien quasi da pensare che per il PATT un’accusa di voto di scambio, tipico reato da profondo meridione, sia normale, mentre il libero voto dato in aula da un consigliere in disaccordo col proprio gruppo sia un peccato imperdonabile! Strano – ma non troppo – capovolgimento della realtà!
Mi hanno colpito le parole di Baratter, palesemente contraddette da una visibile tensione sul volto. Ha parlato di aiutare chi ha bisogno, chiedendo di essere “messo alla prova” ai servizi sociali, una via concessa dal codice di procedura penale per giungere all’estinzione del reato con l’esecuzione di lavori di pubblica utilità.
A breve dovremmo anche ringraziarlo perché va a fare volontariato? Ecco, questa immagine non si può tollerare! Ci sono tanti trentini che credono nel volontariato, che si spendono per “gli ultimi”, come li ha definiti il consigliere, ma lo fanno per amore verso gli altri, non come alternativa ad un processo, non come metodo per estinguere un reato. Non si permetta il consigliere di far passare il suo tentativo di evitare un giusto processo con la generosità della gente trentina. Se vuole fare volontariato può farlo in qualunque momento. Abbia un sussulto di dignità e accetti il processo, non cerchi facili scorciatoie, previste da quell’ordinamento italiano che tanto disdegna. Faccia ora l’asburgico, no el taliàn!
Cons. Claudio Cia
L’articolo sul quotidiano “Trentino” del 17 gennaio 2017:
L’articolo sul quotidiano “l’Adige” del 18 gennaio 2017: