La situazione di grave difficoltà vissuta dal settore edile in Trentino come altrove, con la conseguente inarrestabile emorragia di posti di lavoro deve essere posta al primo posto delle azioni dell’esecutivo in particolare con l’immediato intervento presso l’INPS per la revisione delle procedure adottate per la Cassa integrazione guadagni. Il settore dell’edilizia costituisce da sempre la colonna vertebrale dell’economia e ciò è confermato anche da questa lunga crisi che ha travolto anche l’Italia ed anche il nostro Trentino sconvolgendo la vita di molte persone cambiandone la prospettiva forse per sempre.
La crisi edilizia non ha fatto differenza fra il capoluogo e le Valli, le nostre imprese , anche quelle storiche del territorio, prima o dopo sono state inserite in quel lungo e triste elenco pubblicato sul sito del tribunale dei concordati e dei fallimenti vittime certo della crisi ma anche di una gestione degli appalti pubblici e delle società del sistema, Opera universitaria compresa che a fronte di programmi di lavoro miliardari (finanziati con il bilancio del Trentino che è frutto delle tasse pagate su questo territorio dalle imprese del territorio) nulla hanno saputo garantire al Trentino e alle sue imprese, semmai spesso ci si è chiesti se vi fosse l’intenzione di favorire tutto ciò che proveniva da fuori Trentino .
La caduta del PIL dal 2007 è stata continua ed inarrestabile ma al di là del dato statistico dove parlano i numeri, è la disperazione delle persone e delle famiglie che tocca il cuore e che impone ad ogni amministratore, in particolare a chi si dichiara cristiano, di cercare di capire come invertire una tale situazione. Un situazione che tocca persone che dopo una vita nel settore edile, che è una vita segnata dalla fatica e dall’esposizione ai rischi del cantiere, si trovano in mezzo ad una strada senza alcuna prospettiva.
Nel 2008 la Provincia adottò delle misure di sostegno che furono certamente utili e che sarebbero state sicuramente significative e positive se reiterate nei successivi bilanci. Nulla di ciò è però accaduto, i bilanci provinciali assicurano spazi immensi a Università e Ricerca senza chiedere il reale ritorno in termini di posti di lavoro e ripresa del PIL, altrettanto per i finanziamenti alle innumerevoli società di sistema che nonostante ciò, hanno dato vita a debiti colossali che ricadranno nuovamente sul bilancio pubblico e quindi sulle spalle dei cittadini. All’edilizia nessuna attenzione ed in particolare per le Valli (solo alcune, scelte sulla base di criteri del tutto discutibili) è stata calata anche la scure della legge Gilmozzi, per salvaguardare il territorio si è detto, peccato che nello stesso periodo la Città di Trento era sommersa da una colata di cemento di edilizia universitaria ed area Michelin!
Come spesso succede poi, la dicotomia nell’applicazione delle norme fra Trento e Bolzano, ha evidenziato come il governo della Provincia di Trento rispetto a Bolzano sia poco attento alla vita delle proprie imprese. Il fatto è il seguente: considerato che il Trentino, come l’Alto Adige è territorio montano è facile comprendere come l’attività edile abbia dei periodi di fermo obbligatorio imposto dalle condizioni climatiche, le imprese pertanto nel periodo invernale sospendono l’attività ed i lavoratori del settore sono collocati nella Cassa Integrazione Guadagni, misura questa che permette ai lavoratori di continuare a percepire una parte del salario con la continuità della copertura pensionistica. Detta misura viene anticipata dall’impresa e compensata dall’INPS nei successivi 5–6 mesi. L’impresa quindi anticipa (in questi anni con una certa difficoltà) ma poi viene rimborsata dall’INPS.
In questi ultimi anni però, oltre alla mancanza di lavoro le imprese (quelle che con straordinario impegno sono riuscite a sopravvivere e garantire lavoro) hanno subito una modifica delle norme, che pare siano state adottate solo per la Provincia di Trento e non per quella di Bolzano, che prevedono la decurtazione delle giornate da rimborsare al datore di lavoro. Le giornate che vengono decurtate dal rimborso sono quelle in cui la temperatura diurna registrata è sopra lo zero, condizione che definisce l’ipotetica possibilità di lavorare, come se un cantiere edile potesse essere aperto e chiuso come il chiosco dei gelati!
In ogni caso detto regolamento applicato in barba alla “specificità che dovrebbe essere salvaguardata dallo Statuto di Autonomia” (solo a Trento che è Provincia mediterranea!) ha causato un aggravio di costi per le imprese che avevano già anticipato le somme ai lavoratori per intero mentre loro si sono viste rimborsare solo le giornate nelle quali la temperatura diurna registrata era sotto lo zero. Oltre alla follia intrinseca in una tale misura, tenuto conto delle forti diversità che connotano il territorio trentino, sarebbe utile conoscere le modalità di rilevazione e l’attendibilità delle stesse ma soprattutto, in presenza di una situazione di difficoltà conclamata per il settore edile vi è da chiedersi se il governo provinciale ha attivato una vigilanza sul settore per cercare si salvaguardare ciò che è rimasto evitando l’applicazione di regole come quella qui denunciata.
In presenza di una tale follia normativa e del perdurare della crisi, le imprese si sono trovate nella necessità di adottare misure di autotutela e in concomitanza della chiusura dei cantiere per la stagione invernale, hanno deciso di licenziare i propri operai piuttosto che attivare la Cassa Integrazione e Guadagni che potrebbe essere fonte di perdite finanziarie neppure prevedibili. Tale situazione, oltre alla condizione psicologica delle persone che comunque si trovano non più in una situazione di sospensione temporanea ma di disoccupazione e seppure essi possono contare sull’indennità di disoccupazione, che comunque è una misura a tempo e prevede la contribuzione figurativa ai fini pensionistici. Tutto ciò premesso:
IL CONSIGLIO DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO
impegna la Giunta provinciale
ad avviare con sollecitudine le necessarie verifiche con l’INPS direzione di Trento al fine di trovare la soluzione per le imprese e i lavoratori del settore edile che sono stati fortemente danneggiati dall’applicazione dalla citata norma relativa alla Cassa Integrazione e Guadagni che risulta del tutto incongruente con la situazione del nostro territorio.