È ormai sotto il naso di tutti che Trento città turistica, città di “pensionati”, città di studenti, città che propone eventi culturali nazionali e internazionali sta diventando, purtroppo, anche una città che esala profumi di ricordi lasciati dai passanti che, per soddisfare bisogni fisiologici impellenti necessità del vivere su questa terra, non trovando spazi adeguati (esclusi i bar previa consumazione) lordano e colorano giardini, muri e selciati di strade e vicoli. Il centro storico, luogo più visitato, non è esente a questo malcostume che danneggia l’immagine e il ricordo di chi lo visita. Ora che la primavera ha iniziato il suo corso e l’estate è prossima, le esalazioni sono e saranno sempre più percettibili, nauseabonde e oscene. Prevale un’immagine di degrado. Non c’è dubbio che, chi fa della città il suo orinatoio, manca di rispetto e senso civile verso l’intera comunità, ma è altrettanto vero che nulla si sta facendo per chi, avendo a cuore il decoro della città, in caso di bisogno impellente non sa dove rivolgersi. Dunque il problema c’è ed è la carenza di bagni pubblici e la non conoscenza dell’ubicazione dei pochi disponibili. E i frutti di tale mancanza si vedono, anzi, si avvertono con il naso. A mio modesto parere, la risposta prioritaria non può essere quella di piazzare telecamere o minacciare sanzioni, ma come succede in Alto Adige e in Germania, convenzionare e pubblicizzare, con esposizione di apposita cartellonistica posta all’esterno, una rete di bar che, nel centro e in periferia, mettano a disposizione dei passanti, non clienti, i propri servizi igienici secondo una tariffa concordata con il comune. Questo permetterebbe di supplire alla carenza di detti servizi, potenziare la capacità di risposta alla domanda, valorizzare ciò che già esiste sul territorio evitando così all’amministrazione pubblica la ricerca di siti e la realizzazione di nuovi bagni pubblici.