E’ stato annullato il concorso pubblico per esami per un posto a tempo indeterminato alla Cue, la nuova centrale unica di emergenza. Il sospetto: conflitto di interessi. La presidente della commissione giudicatrice, Luisa Zappini, avrebbe conosciuto tre dei candidati, risultati poi vincitori del concorso. La decisione di annullare è stata presa venerdì dalla giunta provinciale. A proporla il presidente Ugo Rossi che ha la competenza sul personale. Di fronte all’ipotesi concreta di ricorsi, l’esecutivo ha preferito azzerare e ripartire con una nuova selezione.
La semplice conoscenza professionale tra un membro della commissione chiamata a giudicare (in questo caso la dirigente Zappini) e i candidati al concorso non è motivo sufficiente perché scatti l’incompatibilità, ma con più di uno dei partecipanti – è stata la riflessione i giunta – la dirigente ha effettivamente una conoscenza più approfondita, sempre legata all’ambito professionale, che deriva da alcune pubblicazioni scientifiche scritte a quattro mani. Nel dubbio l’esecutivo ha ritenuto meglio annullare per evitare il rischio che possa essere un giudice ad arrivare alla stessa conclusione, ma al termine di una battaglia in tribunale, con tutto ciò che ne consegue in termini di tempi e di costi. «La cosa migliore da fare», ha concluso Rossi. E la giunta ha condiviso.
Dubbi sul concorso erano finiti anche sul “Fatto Quotidiano”, dopo un’interrogazione del consigliere Claudio Cia. Infuriati i concorsisti esclusi che già annunciano esposti in Procura.
Qui il comunicato del consigliere Claudio Cia:
La decisione della Giunta provinciale circa l’annullamento del concorso pubblico per esami per un posto a tempo indeterminato alla CUE è un atto di responsabilità. Ma come spesso accade, quando il sistema è marcio, anche il riconoscere una responsabilità si conclude con un nulla di fatto. Una sorta d’infantilismo amministrativo di chi ammette la colpa come mossa decisiva per auto-assolversi e continuare a far finta di niente. È il sistema che va sanato radicalmente per trasformarlo in meritocratico, per davvero, a salvaguardia della democrazia.
Non è una scoperta di oggi che anche in Trentino i concorsi pubblici funzionano come da altre parti, in un regime simil mafioso. Nel riconoscere la propria responsabilità occorre la disponibilità a valutare effettivamente il danno subito dalla nostra provincia, e non solo a livello d’immagine. È irreparabile lo schifo alimentato da questo stato di cose nella idealità giovanile, di chi ha dedicato la vita allo studio per formarsi una professionalità che non potrà mai spendere nella propria terra perché non dentro il cerchio magico costituitosi sulla corruzione sistematica. Se il presidente Rossi saprà valutare anche questo aspetto, in tutta la sua gravità, quanto emerso in occasione di questo concorso, sarà un bel giorno per la democrazia… altrimenti, come al solito, niente fermerà più la fuga dei giovani da un Trentino dove i conflitti di interessi hanno ucciso ogni speranza.


