La riorganizzazione della rete ospedaliera operata dalla Giunta provinciale nel dicembre 2014 aveva lasciato in sospeso, per un certo periodo, l’assetto dei punti nascita, in particolare della struttura ospedaliera di Arco.
Ripercorrendo la cronaca di suddetta vicenda, si ricorda che il 9 giugno 2016 si è addivenuti alla sottoscrizione del “Protocollo di intesa in materia di sanità” fra l’Ass.re alla Salute e politiche sociali, il Direttore Generale APSS e il Presidente della Comunità Alto Garda e Ledro. Suddetto protocollo, come da delibera n.1016 del 13 giugno 2016, prevede, sempre in riferimento all’ospedale di Arco:
– il potenziamento della funzione PMA, per adeguarla ai livelli crescenti di domanda di prestazioni in tale settore, dedicando a tale funzione ulteriori risorse sia professionali che strutturali. In tale prospettiva si prevede in particolare un ampliamento degli spazi dedicati a tale attività, l’adeguamento dell’organico di assistenza, nonché il completamento della funzione con attivazione di una funzione ambulatoriale strutturata e qualificata di Andrologia;
– il mantenimento dell’attività specialistica ostetrico-ginecologica in regime ambulatoriale e di degenza;.
Con successiva delibera n.1244 del 22 luglio 2016 si specifica inoltre che:
Tutti i servizi assistenziali nella fase pre partum, ai fini del controllo della gravidanza, e post partum ai fini dell’assistenza al puerperio e dell’assistenza ai neonati/bambini sarà garantita nel territorio attraverso la piena attuazione del percorso nascita territoriale coordinato dal Responsabile del Centro Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) di Arco che dovrà definire congiuntamente con il Responsabile dell’U.O. cure primarie del Distretto Sud le modalità organizzative. Il Centro di PMA assorbirà anche l’attività specialistica ginecologica in regime ambulatoriale e di degenza.
Il Centro di PMA ha dunque assorbito anche l’attività specialistica ginecologica in regime ambulatoriale e di degenza.
Dopo la chiusura definitiva del punto nascite di Arco tutti gli spazi che prima accoglievano le puerpere non saranno mai più adoperati per pazienti che abbiano bisogno di un ricovero di alcuni giorni. Infatti, oltre alle donne in stato di gravidanza, anche le pazienti del reparto di ginecologia non avranno la necessaria assistenza in quanto non è previsto un orario di servizio di 24 ore di personale, medici, anestesisti e sala operatoria. In questa situazione mi viene da pensare che un reparto che si regge quasi esclusivamente sulla PMA sia eccessivamente dimensionato a livello organico: 4 medici, 3 biologi, varie ostetriche, segretarie ed infermiere che servono quasi esclusivamente la PMA.
Nell’ottica tanto declamata del risparmio non riesco a capire come si possa sostenere una situazione simile. L’Assessore alla salute e solidarietà sociale forse dovrebbe prendere in considerazione l’ipotesi di rivedere le scelte fatte e guardare più alle necessità del territorio invece che ai dettami che arrivano da Roma. Alla luce anche delle recenti soppressioni di gran parte delle guardie mediche e ad una conseguente periferizzazione sempre più marcata dell’erogazione di servizi importanti proprio laddove la territorialità è un valore da sostenere ed implementare con la presenza attiva di quei servizi che oggidì sembrerebbero irrimediabilmente in odore di tagli,
e tutto ciò premesso, s’ interroga il Presidente della Provincia per sapere:
- a quanto ammonta il costo complessivo della Provincia per finanziare il Centro di procreazione medicalmente assistita di Arco;
- se non ritenga opportuno, sempre in un’ottica di spendig review, rivedere tale scelta anche con una riduzione dell’organico del reparto della PMA.
A norma di regolamento, si richiede risposta scritta.
Cons. Claudio Cia
Cons. Nerio Giovanazzi