Chiusura sale gioco, Cia (FdI): “Non si risolve il problema, si nasconde la polvere sotto il tappeto”

Alla fine la proroga non c’è stata. In un dibattito sostanzialmente inesistente e avvelenato dalla demagogia l’Aula ha deciso per la chiusura di numerose sale gioco in Trentino, sulla pelle di decine e decine di lavoratori che hanno sempre operato nel pieno della legalità e che fra qualche giorno dovranno cercarsi un nuovo lavoro in un contesto drammatico di iperinflazione galoppante. Intendiamoci, il gioco in Italia è legale e lo Stato esercita il monopolio in materia di giochi e scommesse. Una politica seria ha dunque il compito di governare il fenomeno e non di demonizzarlo a prescindere. Certamente, la ludopatia è una piaga sociale che deve essere combattuta, ma davvero pensiamo che il problema si risolverà favorendo il gioco online e “ghettizzando” i giocatori fuori dai centri abitati?

Negli ultimi 3 anni il gioco sul web ha avuto una crescita spaventosa, passando dal 33% al 61%, un processo alimentato dalla pandemia ovviamente. Web su cui una componente significativa del gioco è illegale, incontrollabile e gestita dalla criminalità organizzata. Qual è la logica di chiudere le sale gioco se non quella di favorire, ancora una volta il web rispetto agli esercizi fisici? Esercizi che danno lavoro e che generano 40 milioni annui di gettito erariale per la PaT. Chiuderli significa semplicemente rinunciare a quel gettito ma mantenere il costo legato al contrasto e alla cura della ludopatia. La legge del 2015 aveva certamente un fondamento razionale, rimuovendo schiere di slot machine da bar e tabaccai vicino a scuole e chiese, ma per quale motivo vi è questo accanimento acritico anche contro le sale gioco? Ciò pare a maggior ragione incomprensibile in un contesto in cui a livello nazionale si sta lavorando a un testo unico per la regolamentazione del gioco. C’è la concreta possibilità che le sale che oggi chiudiamo mandando a casa decine di lavoratori per compiacere le ‘facce belle’ di certa politica siano fatte riaprire da Roma fra qualche mese. Mi si permetta inoltre di stigmatizzare la logica di coloro che da un lato chiedono l’immediata chiusura di gran parte delle sale gioco in provincia per ragioni etiche e di salute, e dall’altro vorrebbero liberalizzare le droghe, alimentando ben più pericolose dipendenze che già ora presentano spese elevatissime a carico del nostro sistema sanitario. Si dice di non volere il proibizionismo, ma solo di tenere lontano il gioco dai luoghi sensibili. Va da sé che in una città come Trento, in cui vi sono svariate chiese concentrate nelle zone centrali, il risultato sarà quello di spostare il gioco verso le periferie, dove i problemi sociali sono molto più gravi e la possibilità di cadere nell’abisso della ludopatia molto superiore. In sostanza si vogliono ghettizzare i giocatori, favorendo il sorgere di case gioco nelle periferie con meno controlli, dove consumare alcol fino a tarda notte e dove possono girare indisturbati strozzini pronti a prestare soldi a chi gioca. L’obiettivo, in fondo, non è quello di risolvere il problema, ma di nascondere la polvere sotto il tappeto.

Cons. Claudio Cia – Presidente del Gruppo Consiliare di Fratelli d’Italia

Esito dell'iniziativa

 

Comunicato stampa inviato ai media locali il 29.07.2022.

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