Comunicato sull’esposto in seguito all’arresto documentato in Piazza Dante

Prosegue con strascichi la vicenda che mi aveva visto documentare praticamente in diretta un arresto in seguito ad un’azione di Polizia e Carabinieri in cerca del soggetto che aveva venduto eroina a una giovane in piazza Dante, poi finita in ospedale in arresto cardiocircolatorio per overdose. Il giovane è stato arrestato su indicazione di più testimoni, il fermo convalidato, e infine è stato assolto.

Oggi apprendo dai quotidiani che un avvocato roveretano sostiene con forza che non mi sia scusato con il ragazzo coinvolto nella spiacevole vicenda e che ha depositato un esposto al Garante della Privacy affinché vengano presi “opportuni provvedimenti” nei confronti del sottoscritto.

Appare insolito e preoccupa che un avvocato non si informi anche attraverso i normali mezzi di comunicazione prima di rilasciare dichiarazioni che mettono in discussione pensieri o azioni della persona che l’avvocato desidera criticare. Prima di lanciare accuse, sarebbe opportuno verificare la correttezza di quanto si vuole sostenere. L’avvocato è giovane e brillante, non può permettersi di calunniare altre persone. In breve: io ho fatto le mie scuse a mezzo stampa e, prima che mi venisse richiesto, ho dato sul mio sito lo stesso spazio che avevo usato per la precedente informazione alla nuova notizia relativa all’innocenza della persona arrestata.

In merito alla segnalazione al Garante della privacy, il legale sostiene che il mio comportamento “consistente nel fotografare un soggetto in manette, quandanche fosse penalmente lecito, sarebbe in ogni caso lesivo della riservatezza, della dignità e del decoro della persona secondo i principi e le finalità di cui all’art. 2 del D. Lgs. 196/2003”, insomma, della serie: “se tutto il codice dovessi volgere, se tutto l’indice dovessi leggere, con un equivoco, con un sinonimo, qualche garbuglio si troverà” (dalle “Nozze di Figaro” di Mozart). Faccio presente che la foto pubblicata non è in grado di ledere chicchessia trattandosi di una foto scattata di schiena.

Vedo una forte politicizzazione della vicenda e un uso strumentale di un’azione svolta in buona fede. L’avvocato ha avuto il tempo nei giorni scorsi di tallonarmi sui social network collegando la vicenda a “rigurgiti razzisti”, pensiero poi diffuso in rete con l’aiuto di centri sociali e personaggi affini. Lo stesso sulla sua pagina personale ospita “manifesti” del tipo “+ violenza, – giurisprudenza”, oppure “All cops are bast****” [cit. Tutti i poliziotti (“sbirri”) sono dei bastar**], o diffonde sul suo sito notizie relative al “Piccolo vademecum del consumatore” [di sostanze stupefacenti, si intende naturalmente].

E chiaro che l’avvocato sta facendo una battaglia ideologica contro di me, che mi pare abbia scarsa attinenza con la mia onestà (io ho solo indicato agli agenti la persona a sua volta indicata da testimoni oculari) e spererei di trovare sul suo sito un manuale che oltre a tutelare il consumatore possa tutelare i cittadini che intendano segnalare gli spacciatori.

Claudio Cia

L’articolo sul quotidiano “Trentino” dell’1 luglio 2016:

Esposto contro Cia

Esito dell'iniziativa

 

Comunicato inviato ai media locali l’1 luglio 2016 in seguito agli articoli pubblicati sulla stampa locale.

 

 

La mia replica non risulta essere stata pubblicata, neanche in forma ridotta.

 

 

 

 

Un breve assortimento di quanto riportato nel testo:

 

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