Come da tradizione biblica, dopo tre giorni di silenzio, Rossi esce dal sepolcro e smentisce la decisione della Giunta provinciale di annullare l’ormai noto concorso pubblico per un posto a tempo indeterminato per la Centrale Unica. «Ad oggi non c’è nessun annullamento del concorso ma non è escluso che ci possa essere», annuncia Rossi.
La notizia mai smentita circolava ormai da diversi giorni su tutti i media locali, e ha raggiunto anche l’onore (o disonore) delle cronache nazionali. «La cosa migliore da fare», riportava un virgolettato attribuito al Presidente, è la linea peraltro confermata da altri soggetti di spicco interni alla Giunta, raggiunti telefonicamente dal sottoscritto dopo che la notizia era stata resa pubblica. La scelta di annullare il concorso era stata attribuita proprio al presidente Ugo Rossi, che ha la competenza sul personale, di fronte all’ipotesi concreta di ricorsi. Nel frattempo in molti lo avevano cercato per un commento, ma lui aveva scelto il silenzio del “sepolcro”.
La decisione era stata annunciata venerdì, con dovizia di particolari sulla riflessione fatta in Giunta, il sospetto: conflitto di interessi. Con più di uno dei partecipanti la dirigente in questione (nonché Presidente della Commissione giudicatrice e responsabile anticorruzione) ha effettivamente una conoscenza più che approfondita che deriva da diverse pubblicazioni scientifiche delle quali risultano coautori e ripetute collaborazioni professionali, anche nell’ambito della stessa Centrale Unica.
Una certa perplessità destava l’assenza della delibera relativa all’annullamento del concorso sull’elenco ufficiale pubblicato dalla Giunta, ma indiscrezioni di palazzo attribuivano tale assenza ai tempi tecnici di redazione del deliberato per una questione di tale complessità (e presumibilmente anche di imbarazzo, essendo la Giunta responsabile della scelta della commissione valutatrice del concorso). Pare, inoltre, che il Presidente Ugo Rossi avesse personalmente anticipato la propria decisione alla stessa dirigente Zappini, quale diretta interessata dal provvedimento. Nessuno si sarebbe però aspettato il colpo di scena: l’annullamento del concorso non è mai esistito e gli asini volano! Ma si sa, la politica è l’arte dell’impossibile.
Ieri, incalzato dagli eventi e forse anche da ricatti istituzionali, di fronte alla richiesta di dimissioni della dirigente e dell’istituzione di una commissione di inchiesta avanzata dai consiglieri del centrodestra, Rossi smentisce se stesso e il percorso fatto in Giunta insieme a tre giorni di prime pagine dei quotidiani.
Sulla doverosa richiesta di dimissioni della dirigente, Rossi dichiara sui quotidiani che: “Non siamo nel Medioevo”. Si potrebbe disquisire, in termini storici, a che periodo associare il livello dei concorsi organizzati dall’attuale gestione politica al governo della Provincia Autonoma di Trento, e non solo, ma a questo hanno pensato e penseranno i media locali e nazionali.
Non si sa a questo punto, dopo le dichiarazioni di Rossi, se è più grave la prima scelta, cioè quella di annullare un concorso pubblico per paura di ricorsi (ancora prima che la magistratura si esprima), oppure quella di voler proteggere contro ogni evidenza una dirigente provinciale ed un certo modus operandi che ormai da tempo pare caratterizzare i concorsi nella pubblica amministrazione.
La domanda a questo punto sorge spontanea: chi condiziona chi e a quale prezzo? Perché se errare è umano, perseverare è diabolico!
Cons. Claudio Cia
L’articolo sul quotidiano “Trentino” del 21 giugno 2017:
L’articolo sul quotidiano “l’Adige” del 21 giugno 2017: