“Tengo a fare una premessa: noi di Fratelli d’Italia, almeno in Trentino, non siamo certo sospetti di scarsa sensibilità verso gli animali. Perché si devono alla nostra iniziativa norme come quella contro i cani alla catena che sono poi state appoggiate da tutto il mondo verde e ambientalista“. Ma a questa premessa, Claudio Cia non si fa scrupolo di aggiungere un però: “però bisogna evitare di essere talebani, di fare un feticcio degli animali, di permettere che una lodevole sensibilità annebbi la ragione. E riconoscere che nei casi in cui la convivenza, in determinate aree e in precise situazioni, diventa impossibile, bisogna avere il coraggio di intervenire. Lo dico senza alcuno scrupolo: credo proprio questo atteggiamento sia il più rispettoso anche degli animali. Perché evitare che diventino un problema è il modo giusto di proteggere gli animali, anche in prospettiva. Difendere l’indifendibile; quelle situazioni limite che stiamo vedendo in alcune città, è controproducente: porta alla perdita di rispetto delle persone per gli animali e per l’ambiente“.
Quindi una questione di misura e di valutare caso per caso?
“Bisogna partire da un punto che penso non sia discutibile: l’ambiente è importantissimo, ma con dentro anche l’uomo. E se ci sono luoghi dove uomo e animali diventano incompatibili, qualcosa bisogna poter fare. Vogliamo che le città si trasformino in giungle? E costruire le case sugli alberi? In città i cittadini devono potersi muovere in sicurezza e tranquillità. A Roma un anziano è stato aggredito da un cinghiale mentre passava a piedi. Si è salvato ma non era affatto scontato. Vogliamo dire che è normale così?”.
L’obiezione può essere che quello è un caso limite mentre l’emendamento proposto da Foti sembra avere le maglie molto larghe.
“Io non credo certamente alla politica della lupara come metodo, ma la sicurezza deve essere una priorità. Se un lupo o un orso mi aggrediscono nel bosco, mi dicono che è colpa mia che sono andato a casa loro. Lo trovo già discutibile, ma posso anche capire il ragionamento. Ma se mi aggrediscono nel vicolo sotto casa, mi sembra un po’ troppo pretendere che da cittadino non abbia nulla da ridire. Io non dico che sia giusto e sono anche pronto a riconoscere che è colpa dell’uomo se è successo, ma la situazione attuale si è determinata perché gli equilibri naturali ormai si sono spezzati. Una volta erano i grandi carnivori e una gestione diversa dal territorio a mantenere degli equilibri, ma oggi sono saltati. E il ruolo di equilibratore spetta all’uomo. Che deve correggere le situazioni critiche che si sono prodotte certamente per colpa sua, ma che comunque non per questo possono essere ignorate. Non è da ambientalisti e nemmeno da amanti degli animali difendere situazioni del tutto innaturali come l’invasione dei cinghiali a Roma o, nel nostro piccolo, dei conigli al cimitero di Trento. Anche in quel caso c’era stata la levata di scudi degli animalisti, ma i cittadini erano chiaramente per la soluzione del problema. Alla fine è questione di ragionevolezza, come in tutte le cose. Nel 2004 era già pianificato l’abbattimento di 800 cervi, perché ormai erano troppi e stavano danneggiando sia i boschi che altre specie, come i caprioli. Poi un inverno straordinariamente nevoso li aveva falcidiati e non era stato necessario intervenire. Ma situazioni come quella si propongono e trovo doveroso che l’uomo si faccia carico di intervenire. A tutela di sé stesso, ma anche dell’ambiente. Quindi ben venga la petizione e la raccolta firme, se serve per sensibilizzare sul problema e aprire un dibattito. Ma superando l’approccio ideologico, che come sempre fa torto alla razionalità“.
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L’articolo su “Il Nuovo Trentino” del 20.12.2022: