C’è voluta la determinazione dei media per far sapere che lo stand del Trentino all’Expo di Milano è un mezzo flop. In effetti parecchi operatori, che nelle settimane scorse hanno avuto l’avventura di visitare lo spazio del Trentino all’Expo, già avevano espresso la loro delusione, al netto – ovviamente- dei trionfalistici dell’ufficio stampa della Provincia.
A mio avviso il dibattito di questi giorni dimostra innanzitutto un flop concettuale della presenza trentina a Milano e in secondo luogo forti carenze nella gestione dello stand. Il flop concettuale è molto chiaro se facciamo un paragone con l’Alto Adige, che a Milano ha deciso di giocare la carta più importante dell’economia sudtirolese: il turismo, presentato in una cornice di identità e di appartenenza etnica. Anche in Trentino il turismo ha un ruolo importante ma si è preferito pensare ad una passerella di ditte produttrici trentine anziché puntare in modo deciso sull’offerta e sulla proposta turistica, che avrebbe significato comunque presentare anche ambiente, prodotti dell’agricoltura di montagna, vini, ditte ecc. Abbiamo avuto così una passerella di prodotti (pasta, terme ecc…) ma, terminate le singole performance di questa o quella ditta, lo stand è rimasto privo di animazione e tristemente vuoto. Nessuno, evidentemente, ha pensato ad assicurare una gestione quotidiana composta da intrattenimento, curiosità, eventi ecc… Sono stati bravi, presidente, assessori e funzionari della Provincia, ad andare in massa e in tripudio a Milano per l’inaugurazione, bevendo e mangiando, ma poi – passata la festa, gabbato lo santo – dello stand forse in piazza Dante si sono dimenticati.
Dice l’assessore Michele Dallapiccola, che è il politico responsabile di questo flop, che le ditte trentine sono rimaste contente. Verrebbe da dire… chi si contenta gode! Quando il dott. Felicetti di Predazzo dice che ha distribuito duemila pacchi di pasta ed il dott. Zambana si dice soddisfatto per aver smerciato diecimila depliants sulle terme vien proprio da sorridere. Cosa sono queste cifre di fronte alle centinaia di migliaia di persone transitate davanti allo stand? Nella più modesta fiera internazionale si distribuiscono mediamente cinquecento/mille depliant al giorno. Quindi diecimila copie di fronte a centinaia di migliaia di visitatori transitati davanti allo stand Trentino sono una risibile quisquiglia.
La verità è che lo stand del Trentino non è stato capace di animazione e di attrazione. Un corpo morto e desolatamente ignorato dalla gente. Ci sarebbe da fare anche un ragionamento sui costi, ma semmai questo lo lasceremo alla Corte dei Conti, se avrà voglia e tempo di metterci il naso. E purtroppo anche qui corre il paragone con l’Alto Adige: il Trentino per una presenza di tre mesi spende quasi due milioni di euro, l’Alto Adige per la presenza di sei mesi un milione di euro. C’è da augurarsi che qualcuno si chieda qualcosa.
Ma c’è un altro aspetto da evidenziare. Qualcuno si ricorderà i comunicati trionfalistici alla vigilia dell’Expo: nello stand del Trentino passeranno centinaia di migliaia di visitatori, in Trentino arriveranno decine di operatori turistici da tutto il mondo. Prima l’Expo a Milano e poi tutti di corsa in Trentino: questa la road map lanciata dagli uffici della Provincia.
Delle presenze nello stand già hanno detto i giornali e parecchi operatori. Ma poi qualcuno qui in Trentino e nella valli ha visto decine e decine di operatori arrivare da Milano per visitare la nostra terra? La verità che è mancata sin dall’inizio una regia ed una programmazione efficace, fatta di contatti e relazioni, fatta di proposte concrete agli operatori arrivati da tutto il mondo. La Trentino Marketing in questa circostanza ha fatto la figura della bella addormentata nel bosco, ma anche altri servizi della Provincia non hanno certo brillato per capacità di iniziativa. Certo adesso i dirigenti della Provincia fanno a scaricabarile ma qualcuno alla fine dovrà pur spiegare queste misere figure.
C’è però un altro aspetto che rende orgogliosi qualche assessore e qualche dirigente provinciale. A Milano c’è l’Expo universale, ok. Non vorrete mica che in Trentino manchi qualcosa di simile? E allora ecco che qualche mente fervida ha inventato il Concept Store, eventi di degustazione ed intrattenimento in corso a Rovereto ed a Trento. Servono – abbiamo letto – per scoprire la filiera agro alimentare trentina. Caso mai quei trogloditi di trentini non la conoscessero. Un evento è collocato al Mart. Lo slogan dell’Expo di Milano è “Nutrire il pianeta” e sul sito del Mart lo slogan è stato declinato in “Nutrire la mente”. Nutrire la mente con i salami trentini: stupendo concetto da esportazione!
E poi chi avrebbe mai pensato che il Museo d’arte contemporanea di Rovereto, costato fior di milioni alla Provincia, sarebbe servito per ospitare cuìghe e lucaniche? E al palazzo delle Albere idem: adesso le sale del palazzo sono impuzzonite da salami e formaggi e forse il cardinal Madruzzo si starà rivoltando nella tomba. Però così facendo anche noi abbiamo avuto la nostra piccola, cara Expo, un fulgido esempio di provincialismo autarchico. Ma non sarebbe stato meglio trasferire tutte le degustazioni e piccoli eventi del Concept Store casareccio nello stand del Trentino a Milano? Ovviamente in questa piccola Expo, che finalmente unisce Trento e Rovereto, non si è badato a spese: pubblicità sugli autobus, grandi manifesti sulle strade, spot a raffica nelle televisioni ecc… Il tutto per far sapere, ovvero per dirci quanto siamo bravi e che anche noi abbiamo i nostri buoni prodotti. Che Milano non pensi di essere il migliore o il solo. E il tutto costato solo la modica spesa di mezzo milione di euro. Alla faccia della spendig review.
Cons. Claudio Cia