Le affermazioni del dottor Antonio Ferro, neo direttore generale facente funzione dell’Azienda sanitaria per i servizi sanitari, rilasciate al Corriere del Trentino nel tentativo di mettere una pezza sopra le dichiarazioni fatte in occasione della sua nomina ci rivelano – ancora una volta – come in questo momento storico vi sia la necessità che i tecnici svolgano le loro funzioni lontano dai riflettori e dai salotti televisivi. Quando Ferro afferma: “Fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce. Il caso del trasferimento del dottor Tateo è un episodio singolo, ma la sanità trentina è sana”, dimostra di non aver compreso la sua funzione di traghettatore verso la nomina del prossimo direttore generale.
Stupiscono altresì le dichiarazioni dell’ex direttore generale dell’APSS Paolo Bordon che ha affermato che – per quanto a sua conoscenza – le criticità del reparto Ginecologia e Ostetricia dell’Ospedale S. Chiara di Trento riguardavano il carico di lavoro, contraddicendosi rispetto a quanto affermato a “L’Adige” del 18 gennaio 2019 (“il reparto in ogni caso, sottolinea il direttore generale, non è in difficoltà, e per i medici che escono ce ne sono altri che sono stati inseriti nel reparto”). Quando Bordon afferma: “C’erano dei mal di pancia perché avevamo chiesto uno sforzo straordinario all’unità di ostetricia e all’unità di pediatria per poter sostenere la riattivazione del punto nascita di Cavalese. Si trattava di un preciso momento storico” (il 2018) finge di non conoscere la difficile situazione in cui si trovava ad operare tale reparto già negli anni precedenti. Le analisi che negli scorsi anni ho effettuato sulle timbrature dei medici nel periodo gennaio 2015 – febbraio 2019 evidenziavano l’eccessivo carico di lavoro dei professionisti, con turni di lavoro che superavano abbondantemente le 12 ore giornaliere, con punte anche di 15. Solo nel novembre 2015, quando anche in Trentino era stata applicata la normativa che prevede il riposo di 11 ore nell’arco delle 24, i medici hanno respirato per un po’ di tempo ma poi la situazione è tornata ad essere piuttosto incandescente e i turni decisamente troppo lunghi.
Questo clima certamente non giova alla sanità trentina, che nell’ultimo periodo ha dimostrato di avere bisogno di essere ascoltata. È evidente, tuttavia, che l’ascolto non possa essere condizionato a sentire solamente “le cose belle”. Il sottoscritto viene contattato giornalmente da medici, infermieri ed OSS che mi segnalano problematiche interne all’Azienda sanitaria. Forse i professionisti sanitari ritengono maggiormente credibile chi – da esterno all’APSS – prova a segnalare anche i problemi, rispetto a chi – prima che arrivassero “Chi l’ha visto?” e i giornali nazionali ad indagare sulla scomparsa della dottoressa Sara Pedri – diceva che non esisteva alcun problema.