Il presidente della Ugo Rossi per il direttore generale Luciano Flor si è speso oltremisura, nel caparbio intento di non dovervi rinunciare. Per lui non ha esitato un istante nel sacrificare l’assessore Donata Borgonovo Re, la quale aveva manifestato la ferma volontà di sostituirlo in tempi brevi. Adesso si apprende che mentre Rossi si arrampicava sugli specchi per motivare e giustificare la riconferma di Flor alla guida dell’APSS, questi all’insaputa del suo maggior sponsor stava trattando “aumm aumm” con l’Azienda sanitaria di Padova per fare i bagagli e traslocare altrove, venendo meno al patto che aveva assunto con Rossi: della serie, “chi di spada ferisce di spada perisce”.
Ciò che più lascia sbigottiti non è tanto la decisione di questo professionista, ma la mancanza di visione del Presidente Rossi che ha continuato a credere e a puntare su Flor, nonostante le criticità emerse a più riprese circa il suo operato indicassero l’urgenza di cambiare. Tutti sappiamo che, ad esempio, per la sua qualità di tecnico posto in posizione apicale dell’APSS è tra i responsabili del flop del bando del Not costatoci 131 mila euro per sole spese legali, con il rischio di doverci accollare anche ingenti penali (il 10% – 170 milioni – degli 1,7 miliardi dell’appalto) se alla Corte dei Conti o in Cassazione dovessero vincere le 6 imprese escluse; sappiamo inoltre che è il responsabile del caos generatosi negli ospedali a seguito dell’entrata in vigore della legge di recepimento della normativa europea che regola un periodo minimo di risposo di 11 ore per il personale sanitario, non avendo egli predisposto adeguati strumenti di previsione e programmazione.
Storia e realtà avrebbero reclamato discontinuità, invece Rossi ha preferito la continuità e ora dopo averci messo la faccia, l’ha miseramente persa. I latini avrebbero detto che “errare humanum est, perseverare autem diabolicum”. Oggi stigmatizzare Flor per la scelta fatta, da una parte serve a mettere a nudo le responsabilità politiche per decisioni che denotano l’assenza di capacità nell’ interpretare la realtà dei fatti, dall’altra ci porta a credere che il Presidente Rossi sia un ingenuo e che non conosca i suoi “polli”. Charle Henry Parkhurst diceva che “le parole più affidabili sono quelle che ci portano più direttamente ai fatti”.
Il bilancio finale della vicenda è integralmente negativo: abbiamo perso tempo, denaro e soprattutto credibilità agli occhi dei cittadini. Mai la nostra autonomia è stata tanto ridicolizzata.
Claudio Cia
L’articolo sul quotidiano “l’Adige” del 31 dicembre 2015: