Nonostante gli importanti investimenti per recuperare e ristrutturare il complesso delle ex caserme austro-ungariche in località Viote sul Monte Bondone, queste giacciono da tempo in stato di semi-abbandono. Non è chiaro se vi siano ancora strutture utilizzate, eventualmente quali e da chi e soprattutto quale sia la visione di lungo periodo su questi edifici.
Fino al 2008 il complesso ospitava il Centro di ecologia alpina. Poi è arrivato il Muse che ha spostato su di sé le attenzioni della Provincia, un po’ come un bambino che riceve un nuovo giocattolo e abbandona il gioco preferito fino ad un attimo prima. Viene il dubbio che gli investimenti fatti per questo centro, istituito nel 1992 come ente di ricerca della Provincia preposto a sviluppare attività di ricerca, educazione ed informazione sugli ecosistemi alpini, più che essere stato funzionale alla comunità sia stato utile a giustificare gli investimenti stessi.
Edifici abbandonati a sé stessi, che potrebbero rappresentare un capitale al fine della valorizzazione del Bondone. All’esterno della struttura sono ben visibili le serre a vetri, ormai danneggiate dal tempo e dalla copertura nevosa invernale.
Ora però la monumentale ed austera struttura sembra essersi improvvisamente animata. Da alcuni giorni infatti c’è un insolito movimento e la struttura è utilizzata per ospitare giovani profughi.
Ciò premesso, si interroga il Presidente della Provincia autonoma di Trento per sapere:
- quanto costa alla Provincia il mantenimento della struttura allo stato attuale, voce per voce;
- quanto è costato il mantenimento del complesso da quando non vi è più insediato il Centro di ecologia alpina;
- a quanto ammontano gli investimenti complessivi da parte della Provincia in tale complesso;
- se durante l’anno vi siano spazi utilizzati ed eventualmente da chi;
- se può confermare che attualmente la struttura viene utilizzata per ospitare i profughi che non trovano più posto nelle strutture a valle, ed eventualmente come è organizzato tale progetto di accoglienza;
- in caso di risposta affermativa al precedente quesito, se può indicare quante persone siano ospitate e quale sia il numero massimo di persone che possono essere ospitate nella struttura;
- in caso di risposta affermativa al quesito numero 5, se la popolazione locale è stata informata del progetto di accoglienza in essere;
- se può fornire, come usuale per le strutture provinciali, l’elenco dei beni e delle attrezzature presenti nel complesso;
- se risultino progetti riguardanti il recupero di tale complesso depositati presso Trentino Sviluppo ed eventualmente quali;
- se può indicare il livello di compromissione degli edifici con tetto e muri crollati, che un tempo ospitavano proprio le caserme austro-ungariche e se può ricordare di chi sia l’attuale proprietà;
- chi utilizza la pompa di rifornimento diesel presente all’interno della struttura e per quali attività;
- se non vi sia la possibilità di recuperare almeno parte delle serre a vetri, donandole ad esempio a piccole realtà che sul territorio provinciale si occupano di progetti di agricoltura biologica.
A norma di regolamento, si chiede risposta scritta.
Cons. Claudio Cia
Le foto della situazione al momento dell’interrogazione: