Una famiglia monoreddito (con ICEF 0.18420) composta da genitori ed una minore di undici anni residente in un appartamento dell’Itea di Riva del Garda dal 2010, pur avendo pagato regolarmente l’affitto, ha ricevuto lo sfratto esecutivo dal Tribunale di Rovereto, su istanza della stessa Itea per fine locazione. In data 20 novembre 2017 deve lasciare l’appartamento che sarà assegnato ad un’altra famiglia.
Il padre ha peregrinato presso le agenzie della zona per rinvenire un altro alloggio, ma si è sentito richiedere un anticipo di 7/10 mesi di canone (per lui impossibile) e rispondere di preferire le locazioni ai turisti. La famiglia, disperata, non avendo trovato soluzioni, si vedrà oggetto di sgombero.
L’Itea, avente funzione sociale, dovrebbe preoccuparsi di non buttare sulla strada o sotto i ponti famiglie con minori, come nel caso di specie. Dalla stampa si apprende che il ministro Minniti, a proposito di sgomberi, abbia deciso di emanare delle nuove lenee guida, secondo cui l’orientamento è di non procedere agli sgomberi se non ci sono alternative. Ciò vale solo per gli stranieri? Perché l’Itea e la Comunità di Valle Alto Garda e Ledro interpellate ripetutamente dallo sfrattato e dal sottoscritto hanno risposto che la famiglia deve andarsene e che non è l’unica ad aver subito tale provvedimento?
Nelle pieghe delle norme è possibile trovare una soluzione positiva concedendo un’ulteriore proroga o l’assegnazione di altro alloggio, dimostrando in tal modo che la famiglia, per di più con minori, è un entità prioritaria da salvaguardare a prescindere dall’asettica applicazione della norma?
Cons. Claudio Cia, AGIRE per il Trentino
L’articolo sul quotidiano “l’Adige” dell’8 novembre 2017: