Fratelli d’Italia, Cia: “Noi primo partito in Trentino perché coerenti”

Erano una piccola realtà, oggi esprimono il presidente del Consiglio, la prima donna ad assumere questa carica nella storia repubblicana: Giorgia Meloni. La parabola di Fratelli d’Italia è stata eclatante: dal 4 per cento a primo partito. Anche qui, in Trentino, in un territorio oggettivamente reso complicato dall’ Autonomia, un valore che la vecchia destra non ha mai condiviso del tutto. Il balzo nelle urne è stato accompagnato dalla crescita degli iscritti: «Siamo passati dai 750 nel 2021 ai circa mille di quest’anno», sottolinea Cristian Zanetti, un passato da berlusconiano e oggi vice commissario del partito, a cui Giorgia Meloni ha affidato, insieme ad Alessandro Urzì, il duplice compito di rilanciare il partito sulle rive dell’Adige e di aiutare i candidati nella campagna elettorale delle politiche. I circoli esistenti sono 14 (nel grafico accanto dove si trovano) e 4 stanno per nascere. Quello di Trento, che è ovviamente il più numeroso, è diretto da Francesca Barbacovi. «Qui nel capoluogo siamo un centinaio – spiega – la fascia di età predominante è quella che va dai 40 ai 70-80 anni, ma abbiamo anche un bel gruppo di giovani appassionati, tra i 21 e i trent’anni. Rappresentano il 15-20 per cento degli iscritti».

Ma torniamo alla domanda originale: come ha fatto un piccolo partito a diventare protagonista di una simile trasformazione? «Il merito principale è di Giorgia Meloni – spiega Claudio Cia, consigliere provinciale – i cittadini hanno premiato la sua coerenza, hanno compreso che quando dice una cosa, quella è. In un contesto politico dove tutti dicono tutto e il contrario di tutto, vedere una donna, tra l’altro una donna piccola di statura, ergersi così grandemente su temi di etica e di coerenza, non è da poco, anzi. Poi, venendo alla nostra provincia, siamo stati in grado di sfatare la diceria per cui il partito di Giorgia Meloni è fascista: questo grazie alla presenza di tanti militanti che hanno attraversato il territorio in largo e in lungo, trasmettendo una immagine di concretezza, moderazione e costanza. Perché stare sul territorio vuol dire anche metterci impegno e fatica». Ma forse l’aspetto decisivo per spostare i voti che nella tornata precedente erano finiti alla Lega è un’altra: «La gente ha capito che non è vero che siamo i nemici dell’autonomia».

I circoli. «Ne stanno nascendo un po’ ovunque, Trento, Rovereto, la Valsugana. Sentiamo voglia di Fdi, la voglia di tanti di mettersi in gioco da parte di chi condivide certe idee», spiega Zanetti. «Questa crescita – aggiunge Cia – questo vuol dire che quella paura che per anni era stata magistralmente coltivata nell’elettorato per cui chi era di destra era un fascista, un nazista e non so cosa altro, è stata finalmente cancellata perché quando il cittadino viene a contatto con esponenti di Fratelli d’Italia si accorgono che sono innanzitutto persone normali, che vogliono condividere la propria visione della vita e quindi della politica, e lo fanno senza chiedere la cancellazione degli altri. Perché il problema è che oggi chi fa politica spesso mira a far fuori la parte avversaria, chi ha un pensiero diverso». Ed è caduto un tabù. «Le persone si avvicinano, chiedono di tesserarsi, di mettersi a disposizione perché non hanno più paura di essere etichettati, marchiati – spiega Cia -. Cosa che prima poteva compromettere le loro relazioni e persino la carriera lavorativa».

E se qualcuno vi definisce fascisti? «Ho principi che non si avvicinano lontanamente al fascismo – replica Cia -. A chi mi dà del fascista ricordo che dal 2009 devolvo l’otto per mille alla comunità ebraica, non perché io sia ebreo ma per dare un aiuto concreto a chi ancora oggi è sottoposto a discriminazione e attacchi violenti».

Chi sono oggi i… Fratelli d’Italia? Un partito di destra sociale? Un partito conservatore all’inglese? «Siamo un partito trasversale, dove ci sono gli operai ma anche gli imprenditori, persino gli autonomisti che hanno compreso come i nostri delegati al Parlamento – spiega Zanetti – abbiano sempre ben presente la difesa degli interessi territoriali. C’è attenzione per gli ultimi ma sosteniamo anche le aziende, che creano ricchezza. Il partito si è evoluto, altrimenti saremmo rimasti al 4%».

«Un partito coraggioso» lo definisce Cia che sulla questione della fiamma ereditata dal Msi (ricorda quella che arde a Predappio sulla tomba di Benito Mussolini), se la cava con una battuta: «In questo tempo di crisi energetica questa è l’unica fiamma che non consuma gas, lasciamola risplendere, perché quello che conta sono le azioni delle persone. Nella mia visione non esistono partiti fascisti, comunisti, onesti o disonesti, esistono persone fasciste, comuniste, oneste e disoneste, coerenti e incoerenti».

Per Zanetti ormai Fdi è un partito che “abbraccia tutto il mondo del centrodestra, non è un caso che ora si avvicinano gli ex del Patt. Se guardiamo alla logica degli interessi, difendiamo più noi i trentini di quanto possa fare la Svp, che ovviamente è attenta a Bolzano”, si dice convinto.

Tra meno di un anno ci sarà un nuovo appuntamento con le urne: dove punta Fdi? «Ovvio che quando uno corre, corre per vincere. Ma non si deve puntare a stravincere perché altrimenti si perde il contatto con la realtà che ci circonda», avverte Cia.

Il futuro di Maurizio Fugatti alla presidenza della Provincia è tema troppo delicato per avere una risposta precisa da parte di Zanetti: «Noi siamo fermamente nella coalizione di centro-destra, alleati con Lega e Forza Italia. La nostra idea è quella di dare continuità all’azione di governo della giunta. Però quello che è successo in Sicilia (dove Nello Musumeci, di Fdi, è stato “sostituto” da Renato Schifani, di Forza Italia), ha cambiato le condizioni».

L’articolo sul “Corriere del Trentino” del 13.11.2022:

Esito dell'iniziativa

 

Intervista rilasciata al “Corriere del Trentino”, pubblicata sull’edizione del 13.11.2022.

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