Gettare merda sul volto di Dio: a Rovereto in scena lo spettacolo di Castellucci

Passeggio per strada e lo sguardo si concentra in modo del tutto casuale su una locandina, mi avvicino e, senza dare troppa importanza alla cosa, leggo: “Sul concetto di volto nel figlio di Dio”, Auditorium Melotti – 5 aprile, ore 20:45. Più in basso vedo il logo del Centro Servizi Culturali Santa Chiara, a destra i loghi dei Comuni di Rovereto e Trento. La mia mente torna indietro di tre anni e riaffiorano ricordi sbiaditi: torno a casa, accendo il pc, e una breve ricerca nel web mi fa rivivere sensazioni di disgusto che già allora faticavo a trattenere.

Lo squallore della pièce teatrale si evince dalle stesse dichiarazioni del regista. “Il tema della performance è il volto, l’idea di volto” … Il lavoro si svolge intorno alla “figura di Gesù, nella sua immensa tradizione che ha formato il concetto stesso di rappresentazione del corpo umano”. Da una parte vi è l’immagine del figlio di Dio, dall’altra il modello di uomo. Mettendo insieme le due cose, viene fuori la sintesi dell’Ecce Homo.

Sullo sfondo della scenografia – per l’intera durata dello spettacolo – troneggia un gigantesco ritratto di Salvator Mundi del pittore Antonello da Messina. Gli attori condividono col pubblico la storia di un vecchio padre accudito dal figlio. Il calvario comincia quando l’uomo sta per uscire di casa e saluta il padre, ma questi lo trattiene a sé con una dissenteria irrefrenabile. L’uomo non fa in tempo a ripulire il vecchio che il liquido marrone nuovamente gli bagna i piedi, ed è qui che inizia a spandersi sul pubblico un odore acre di latrine sozze. Dopo l’ennesimo pannolone sostituito, il vecchio viene fatto adagiare sul proprio letto. La scena naturalistica implode con l’entrata del regista che rovescia mezza tanica di putrido liquame sull’anziano padre.

Nel finale, presumo agognato dagli spettatori ormai allo stremo della sopportazione, bambini irrompono sul palco per gettare pietre ed escrementi sulla proiezione del volto di Cristo. Altri secondi trascorrono, mentre il Cristo viene imbrattato – sino a scomparire – da un liquido scuro che richiama senza dubbio la merda con cui sino ad allora hanno lottato padre e figlio. L’immagine di Antonello da Messina lascia il posto alla gigantesca scritta “You are not my shepherd”, “Non sei il mio pastore”. Secondo alcuni benpensanti radical chic, quella merda sarebbe l’emblema della sofferenza e dell’umiliazione umana, con un richiamo (azzardato) a Giobbe.

Castellucci dichiara che l’opera mette insieme l’immagine sacra con un gesto quotidiano. “C’è una sorta di attenzione rispetto ai temi religiosi. La religione è un grande tema, per lo più trattato in un modo isterico/dogmatico. L’opera si prefigge lo scopo di liberare il campo dall’ingerenza dei professionisti dello spirito. Si fa incontrare l’escatologico con la scatologia in senso letterale: quindi la merda. Scopo dell’opera è illuminare la merda con la luce divina ma anche il contrario: gettare un po’ di merda sul volto di Dio”. Viene scosso il corpo dello spettatore, così come il suo cervello: “da parte dello spettatore c’è il tuffo in una dimensione ignota, che non si conosce”.

Mala tempora currunt (“corrono brutti tempi”) scriveva Cicerone. In un mondo i cui valori vengono capovolti, gridare la verità diventa un gesto rivoluzionario. Credo pertanto che sia giunto il momento di chiamare le cose col loro nome. La dura quotidianità tra un padre malato e suo figlio resa funzionale ad un opera delirante e blasfema che offende la sensibilità dei credenti cristiani e il buonsenso della gente normale.

Il Centro Servizi Culturali Santa Chiara, mai avrebbe concesso al registra di mettere in scena questo deplorevole spettacolo, se il volto da imbrattare con la merda fosse stato quello di Maometto.

Mentre l’islam mette in discussione i valori che ci sono propri, noi promuoviamo senza esitazione il folle lavoro di decostruzione della nostra identità, gettando merda su Cristo. Il 3 aprile i trentini si apprestano ad accogliere il nuovo Vescovo, il 5 aprile un immondo spettacolo getta merda su Cristo. Ecco riassunti senza giri di parole i due eventi principali della prima settimana di aprile.

Premesso quanto sopra, si interroga il Presidente della Giunta provinciale per sapere:

  1. se conferma che ente organizzatore dell’evento sia il Centro Servizi Culturali Santa Chiara, indicando in qual caso quanti contributi questo abbia percepito negli ultimi 5 anni;
  2. se è a conoscenza del contenuto della pièce teatrale del Castellucci, se non la ritiene lesiva della sensibilità degli spettatori e se conferma la concessione del patrocinio da parte dei due comuni di Trento e Rovereto;
  3. se può indicare quali sono i parametri che hanno indotto il Centro Servizi Culturali Santa Chiara ad organizzare un evento osceno in uno spazio di proprietà del Comune Rovereto;
  4. se gli spazi dell’auditorium Melotti sono stati concessi in comodato d’uso gratuito;
  5. se per questa pièce teatrale del Castellucci amministrazione Provinciale e amministrazioni comunali di Rovereto e Trento hanno partecipato con finanziamenti.

A norma di regolamento, si chiede risposta scritta.

Cons. Claudio Cia

Esito dell'iniziativa

 

Interrogazione depositata il 28 marzo 2016. L’iter sul sito del Consiglio provinciale: interrogazione n. 2925/XV

 

 

Risposta ricevuta il 5 luglio 2016: risposta interrogazione 2925 – spettacolo auditorium Melotti

 

 

 

 

Il video:

 

 

 

L’articolo sul quotidiano nazionale “il Giornale”: Escrementi sul volto di Cristo, polemiche a Rovereto

 

L’articolo su “l’Adige” online: Cia sul teatro di Castellucci, il blasfemo non va proposto

 

 

 

La locandina dell’evento in programma a Rovereto:

 

Sul concetto di volto

 

 

 

Una lettera inviata dalla Segreteria di Stato del Vaticano in merito all’ “opera teatrale” (viste alcune affermazioni sui quotidiani in merito a vescovi “possibilisti”):

 

Segreteria di Stato Vaticana

2 commenti

  1. Massimo Manenti

    Esimio consigliere Cia,
    i nostri valori occidentali si difendono proprio non mettendoci sullo stesso piano dei fondamentalisti islamici. Ciascuno può condividere oppure no i contenuti di una performance, vederla o non vederla, criticarla o approvarla. Io mi considero cristiano e cattolico, ma non voglio né posso imporre censure e invocare blasfemie. Un’opera non va finanziata se è brutta, mal fatta e non ha valore. Io non voglio vivere in una società confessionale, e proprio per questo mi tengo intatto il diritto di critica, anche aspra, sulla base dei miei valori, ma pretendo che le istituzioni siano laiche e restino estranee a dinamiche censorie. Lasci che siano gli spettatori, se non approvano, a tirare i pomodori. Se avranno pagato ne avranno il diritto.

    • Buongiorno signor Massimo, grazie per il suo commento.

      Nel mio intervento non ritengo vi siano contenuti censori, infatti le richieste avanzate alla Provincia sono ben chiare: quanti contributi riceve il Centro Santa Chiara (lo stesso che oggi invita a Trento Vladimir Luxuria visto il curriculum di tutto rispetto), se l’amministrazione conosce i contenuti dell’iniziativa confermandone il patrocinio, se gli spazi del teatro sono concessi in comodato gratuito e se le amministrazioni concederanno finanziamenti.

      Quale sarebbe “lo stesso piano dei fondamentalisti islamici”? Manifestare sdegno per i contenuti dell’iniziativa?

      Come ho dichiarato a “il Giornale”: “Con spettacoli come questo non promuoviamo la cultura ma umiliamo la nostra storia, e sono sicuro che se al posto di Cristo ci fosse stata l’immagine di Maometto, uno spettacolo del genere non avrebbe avuto il patrocinio del comune. Ma attenzione, se continuiamo a promuovere la distruzione della nostra storia creeremo un vuoto che dovrà essere riempito, magari da un dio che imbraccia un kalashnikov: se infatti, il regista avesse scelto di tirare pietre sulla rappresentazione del volto di Maometto, oggi forse saremo qui a parlare di morti”.

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