Egregio Direttore,
dobbiamo essere onesti: anche noi stiamo partecipando a questa guerra. Lo stiamo facendo, a modo nostro, con l’invio di armi sempre più letali all’Ucraina. Siamo ipocriti quando neghiamo a noi stessi di non partecipare a questo conflitto e di non essere corresponsabili, laddove invece continuiamo ad armare chi spara. Siamo parte attiva in una guerra spaventosa, che sta creando un numero folle di vittime colpite da inenarrabili sofferenze e privazioni. Una guerra che, è già deciso, pare essere destinata a durare per tutto il 2022 (forse anche più), perché sono in molti a non volere che essa si concluda rapidamente.
In questa drammatica situazione, da alcune settimane, sono sparite due parole: pace e negoziati, non se ne parla più. Se sono comprensibili e giustificate le richieste dell’Ucraina, che legittimamente insiste sulle proprie esigenze, è da dissennati continuare ad alimentare una folle escalation verbale che simmetricamente giustifica l’intensificarsi degli interventi militari attraverso l’invio di armamenti sempre più letali che finisce inevitabilmente per aggravare, semmai ce ne fosse bisogno, gli scenari di guerra. Non è fantapolitica, ma ciò potrebbe anche spingere l’Occidente a intervenire direttamente nel conflitto. Pare proprio che in questa fase non si voglia la nascita di una trattativa seria.
“Armi, artiglieria ed equipaggiamento militare”, questo pare essere il mantra del momento. Esso riesce bene a descrivere la strada che Washington, Russia, Ucraina, Londra e, a ruota, Bruxelles hanno deciso di far percorrere a tutti, anche a rischio di un conflitto nucleare. Non a caso sempre più insistentemente si sta parlando di terza guerra mondiale, forse proprio per prepararci, gradualmente, a questa evenienza.
In questa drammatica situazione, da alcune settimane, sono sparite due parole: pace e negoziati, non se ne parla più. Se sono comprensibili e giustificate le richieste dell’Ucraina, che legittimamente insiste sulle proprie esigenze, è da dissennati continuare ad alimentare una folle escalation verbale che simmetricamente giustifica l’intensificarsi degli interventi militari attraverso l’invio di armamenti sempre più letali che finisce inevitabilmente per aggravare, semmai ce ne fosse bisogno, gli scenari di guerra. Non è fantapolitica, ma ciò potrebbe anche spingere l’Occidente a intervenire direttamente nel conflitto. Pare proprio che in questa fase non si voglia la nascita di una trattativa seria.
“Armi, artiglieria ed equipaggiamento militare”, questo pare essere il mantra del momento. Esso riesce bene a descrivere la strada che Washington, Russia, Ucraina, Londra e, a ruota, Bruxelles hanno deciso di far percorrere a tutti, anche a rischio di un conflitto nucleare. Non a caso sempre più insistentemente si sta parlando di terza guerra mondiale, forse proprio per prepararci, gradualmente, a questa evenienza.
Oggi sembra mancare una vera iniziativa politica in grado di porre fine a questa follia, quando invece servirebbero gesti coraggiosi di Pace, come ricordato anche da Papa Francesco. Mentre la gente comune soffre e muore, non si vede nessuno che stia lavorando per raffreddare la tensione e spingere verso una soluzione diplomatica che sappia preparare una via d’uscita da questa follia. Si preferisce continuare a mostrare i muscoli; poco importa se alla fine la bandiera della vittoria verrà piantata su un cumulo di macerie, su un’immensa necropoli.
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Cons. Claudio Cia – Presidente del Gruppo Consiliare di Fratelli d’Italia
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La lettera su “L’Adige” del 21.04.2022: