Nell’approfondire le mie conoscenze sull’ideologia di genere e sue applicazioni, ho scoperto che non vi è nulla da inventare. Mi sono infatti imbattuto in un esaustivo documento titolato “Standard per l’educazione sessuale in Europa – quadro di riferimento per responsabili delle politiche, autorità scolastiche e sanitarie, specialisti“.
Il documento, prodotto dal solito Centro di Colonia già ben noto alle cronache italiane, non lascia nulla al caso; chiarisce che “vuole introdurre l’educazione sessuale in Europa”, basato sull’ideologia di genere, non per il tramite delle famiglie, ma per il tramite degli istituti scolastici, chiaramente eludendo quanto evidenziato dal tribunale di Norimberga in merito all’indottrinamento ideologico della gioventù hitleriana effettuato nelle scuole, che ha portato al riconoscimento mondiale che l’educazione è responsabilità delle famiglie e non delle scuole. Nel citato documento, gli argomenti vengono scientificamente trattati per fascia di età focalizzandosi, come citato, sulla educazione sessuale scolastica.
Parlando, vista l’età, di asili nido, viene affermato che dagli 0 ai 4 anni i bambini devono “acquisire consapevolezza dell’identità di genere“, “parlare delle sensazioni (s)piacevoli del proprio corpo“, “esprimere i propri bisogni, desideri e limiti ad esempio nel gioco del dottore“, acquisendo “il diritto di esplorare la nudità“.
Dai 4 ai 6 anni, sempre a cura delle scuole, i bambini devono essere informati sulla “gioia e piacere nel toccare il proprio corpo; masturbazione infantile precoce” e “consolidare la propria identità di genere” ed essere edotti sull’ “amore verso persone dello stesso sesso” e “relazioni con persone dello stesso sesso”. Nella stessa fascia di età 4-6 anni, “in ambito sessualità la scuola deve mettere i bambini in grado di raggiungere sensazioni di benessere”.
Con il ddl sull’omofobia i nostri politici trentini del PD, del Patt e dell’Upt hanno deciso di abbracciare l’ideologia del genere ritenendola al passo con i tempi, un espressione di progresso. L’aggrapparsi del bimbo al proprio piedino per succhiarsi l’alluce, da questi buon temponi, viene invece ritenuto un pregiudizio culturale che accomuna tante famiglie e dunque dovrà essere la scuola, le maestre, a convincere i bambini a rivolgere simili attenzioni ad altre parti del proprio corpo o di quello degli altri compagnetti. I genitori e i nonni non sono ritenuti sufficientemente coraggiosi e preparati per affrontare con i propri figli i temi della sessualità, tempi e modalità non sono in linea con il pensiero dell’ideologia del genere. Roba da matti!
Segue una raccolta delle lettere pubblicate sul quotidiano locale “l’Adige” sulla legge in discussione in Consiglio provinciale.
18 settembre 2014 – “Legge sull’omofobia, il Patt tradisce gli elettori” di Vincenzo Merler e “Legge sull’omofobia, basta mitizzare la famiglia” di Simone Costa – “l’Adige”
17 settembre 2014 – “Legge sull’omofobia, io scandalizzata dal Patt” di Gianclaudia Pedrotti e “Legge sull’omofobia, il centrodestra e la famiglia” di Enrico Oliari – “l’Adige”
12 settembre 2014 – “Testo sull’omofobia, prima studiamo la materia” di Vincenzo Merler – “l’Adige”
11 settembre 2014 – “Omofobia, i miei figli li voglio educare io” di Gianluca Helfer – “l’Adige”
8 settembre 2014 – “La legge sull’omofobia è un atto molto grave” di Francesco Mario Carli – “l’Adige”
5 settembre 2014 – “Legge sull’omofobia, perchè sono contraria” di Maria Beltrami – “l’Adige”