Ideologia gender, Cia (FdI): “Il mio stare e agire in politica è condizionato dal mio vissuto e dal mio credo”

Chiedo gentilmente spazio al fine di rispondere ad alcune affermazioni fatte dal signor Valerio Pellizzari nella sua lettera (“Ognuno ha diritto alla famiglia che vuole”) pubblicata su “L’Adige” del 17 luglio. Nella sua premessa, il signor Pellizzari sostiene che quando ci si rivolge ai lettori, che non sono tutti cristiani cattolici, sarebbe meglio non parlare di Dio che è parte di una fede personale. Tale incipit, che rappresenta la base su cui si fonda il filo logico della sua lettera, è incardinato – dal mero punto di vista del sottoscritto – su un perno sbagliato: la presenza di Dio è discreta e silente, non si impone, eppure può essere accolta anche da chi non appartiene ad una determinata religione.

Ne è testimonianza il fatto che, da tempo, all’interno dei libri più tradotti e venduti al mondo vi sia la parola di Dio, nelle sue varie forme (Bibbia, composta di Antico e Nuovo Testamento, Corano ecc.), cosa che non sarebbe possibile se essa si rivolgesse solamente ed esclusivamente ai fedeli di una data religione. Ecco che allora, per spiegare i propri ideali, non occorre negare la presenza di Dio, perché ciò significa che – in qualche modo – Egli è stato sostituito da qualcos’altro, l’ideologia per esempio. A tal proposito, vorrei anche ricordare, che il mio stare e agire in politica di oggi, è necessariamente condizionato dal mio vissuto e dal mio credo, a cui non rinuncio per piacioneria.

Quanto poi al fatto che ci troveremmo di fronte “a tantissime persone “diverse” che fisiologicamente non rientrano nei canoni della cosiddetta “normalità”” è interessante notare come – proprio a livello scientifico, oltre che semantico (volendo attenermi alla richiesta del signor Pellizzari di abbandonare il campo teologico) – è da osservare come sia il normale funzionamento delle condizioni fisiologiche a prevedere l’esistenza di due sessi, tanto da richiedere l’intervento di un agente esterno (dolorose operazioni, assunzioni di ormoni e farmaci ecc.) per permettere alle persone la tanto desiderata “transizione”.

E’ poi surreale l’affermazione secondo cui l’ideologia gender non esiste; vorrei ricordare che, nella storia, le più disumane ideologie si sono affermate proprio a seguito di una iniziale negazione della loro esistenza.

Ci mancherebbe poi che il sottoscritto affermasse che qualcuno non ha diritto alla felicità! E’ tuttavia da sottolineare che la libertà e la felicità di alcuni, incontra necessariamente un limite e un confine (non per forza fisico, ma per questo non meno invalicabile) dove sorgono la libertà e il diritto alla felicità di altri. Si pensi per esempio alle donne che sono oggetto/vittima della aberrante pratica dell’utero in affitto: per soddisfare il diritto alla felicità di alcuni (e spesse volte in virtù di necessità economiche legate alla sopravvivenza), esse sono private della cosa più bella e naturale che esista: il diritto a diventare madri e a dedicare la propria vita alla crescita dei propri figli.

Non sbaglia infine il signor Pellizzari quando – in conclusione del suo scritto – parla di figli “diseducati, con quello che – sempre semanticamente – appare un lapsus freudiano che a mio parere tradisce, giustamente, quantomeno un conflitto psichico sul tema. Se infatti vogliamo riconoscere a papà e mamma la naturale vocazione all’educazione e questi vengono meno al proprio compito in tutto o in parte, allora i figli saranno “maleducati”; quando invece i figli si comportino come coloro che hanno arrecato danni ai propri insegnanti, come ricordato dal Pellizzari, disapplicando nella sostanza gli insegnamenti dei propri genitori, allora è più corretto parlare di “diseducazione”.

Ciò che risulta importante, a parere del sottoscritto, è riuscire a distinguere bene quello che è il campo dell’educazione (tradizionalmente appannaggio della famiglia), da quello dell’istruzione (garantito dalle Istituzioni scolastiche), nell’ottica di garantire una crescita equilibrata, sia dal punto di vista fisiologico che psicologico, alle future generazioni.

Cons. Claudio Cia – Presidente del Gruppo Consiliare di Fratelli d’Italia

Esito dell'iniziativa

 

Lettera inviata a “L’Adige” in replica a quanto scritto dal signor Valerio Pellizzari e riportato sull’edizione del 17.06.2023.

 

La lettera del signor Valerio Pellizzari dal titolo: “Ognuno ha diritto alla famiglia che vuole”:

 

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