Sono dello scorso mercoledì le dure parole di condanna dell’ideologia gender pronunciate dal cardinale Edoardo Menichelli a Rovereto durante l’omelia in occasione della festa patronale a Maria Ausiliatrice. Duole constatare l’insensato vespaio di polemiche generate da tale intervento e che vedono protagonista (come sempre) l’Arcigay locale assieme ad esponenti del PD, i quali non mancano di farsi sentire, quando si tratta di ridicolizzare la religione.
Appare fastidiosa e inaccettabile l’intromissione di questi soggetti che con boria esigono dalla Chiesa cattolica che renda conto delle sue posizioni e addomestichi il proprio magistero a stravaganti teorie antropologiche, imponendo una colonizzazione ideologica dei nostri figli per scollegarli con ogni strumento dalla realtà dei fatti e spogliarli di riferimenti certi.
Hanno talmente perso il senso del limite che probabilmente esigeranno pure scuse formali per le parole pronunciate dal cardinale. Loro che accusano gli altri di essere vittime di intolleranza, attuano una costante opera di denigrazione verso chi dissente dalla loro linea strategica e provano a modificare con ogni mezzo ambienti che non gli appartengono.
L’Arcigay e i suoi alleati evidentemente disconoscono il mondo su cui vorrebbero imporsi, non hanno ancora compreso che l’autorevolezza dei pastori della Chiesa è tale quando con la vita, in parole e opere, senza ambiguità sanno conservare e trasmettere attraverso i secoli il deposito della fede, ovvero la dottrina rivelata agli apostoli da Gesù. Non sono chiamati ad avallare e assecondare mode, appetiti, consensi e convenienze: se così fosse sarebbero scontati politicanti che agiscono al riparo del sacro.
L’ideologia gender esiste e lo si può constatare in più ambiti sociali, uno dei quali è proprio quello scolastico (tema da me trattato diverse volte, sia in Comune che in Provincia). Credo e prego per una Chiesa che sappia difendere la dignità umana attraverso la tutela delle differenze, senza adoperare toni da diplomatico, a costo anche di perdere consensi tra i fedeli.
Nell’opera “L’anno di don Camillo”, scriveva Giovannino Guareschi: «Gesù, l’opinione pubblica ha un valore». E Gesù rispose a don Camillo: «lo so: fu l’opinione pubblica a mettermi sulla croce». Meglio essere impopolari che propagandare menzogne, con buona pace di chi ci vorrebbe tiepidi: «Non siate tiepidi, abbiate il coraggio della fede» (Papa Francesco).
Cons. Claudio Cia