Il S. Camillo penalizzato per avere lavorato tanto

Signor Direttore da qualche settimana sui media locali l’Ospedale S. Camillo è tornato a far parlare di sé. Ciò che oggi gli viene rimproverato e per cui è penalizzato è il fatto di aver lavorato tanto, anzi troppo a favore della persona che, affetta da malattia, in un rapporto di fiducia si è rivolta alle diverse figure professionali che in tale struttura lavorano. Il messaggio dell’assessore Rossi è stato chiaro: i limiti di budget, imposti dalla politica, vengono prima di ogni altra considerazione. I proclami secondo cui ogni prestazione clinica deve fondarsi sul rapporto di fiducia tra medico e paziente sembrano proprio non essere considerati prioritari da chi detta le regole della politica sanitaria sul nostro territorio provinciale. E così il politico di turno, a chi gli fa presente che 255 persone non potranno essere operate nel mese di dicembre, risponde che «la situazione non è così drammatica». Questo commento conferma che certi politici, più di altri, sono capaci di sopportare ogni tipo di sofferenza e disagio, ma solo se vissuti dagli altri. Gli interventi chirurgici sospesi dicono invece che, al contrario di quanto affermato dall’assessore Rossi, la situazione è proprio drammatica come lo è pure la situazione creatasi a seguito della chiusura della medicina dello stesso ospedale. A tal proposito l’assessore ha dichiarato che «attraverso la riorganizzazione interna del Pronto soccorso del S. Chiara si è in grado di gestire tutte le problematicità e vi è quindi un minor bisogno di invii al S. Camillo». Ha però omesso di dire che i tanti pazienti ricoverati, indipendentemente dalla loro provenienza, vengono dirottati a riempire le medicine di uno qualsiasi degli ospedali periferici. Per cui non è raro trovare un paziente di Trento ricoverato all’ospedale di Cles, oppure di Cavalese, di Borgo Valsugana, di Arco e chi più ne ha ne metta. Situazione questa che determina grande frustrazione e rabbia in chi la subisce, sia esso ammalato o familiare che accudisce. Quando la politica si allontana dalla gente è incapace di ascoltare, valutare e fare autocritica ponendo in essere soluzioni che guardano prima di tutto alla persona tanto più se questa è sofferente.

Esito dell'iniziativa

 

Fonte:

 

Claudio Cia – “l’Adige” – 5 dicembre 2011

 

Pubblicata anche sul Trentino

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