Alla luce dei recenti scandali e indagini, anche a livello locale, che vedono coinvolti parenti di personalità della politica locale o che evidenziano una gestione clientelare della cosa pubblica, il consigliere provinciale Claudio Cia ha presentato oggi un’interrogazione sull’argomento. Nella sua premessa Cia evidenzia come “generalmente i cittadini detestano questo modo di servirsi della politica, ma sono pure pronti ad omologarsi ad esso quando si convincono che, per vedere materializzati i loro sogni, con questi politici devono scendere a patti. D’altronde prima di mettersi nelle mani di qualcuno, viene naturale affidarsi a chi più di altri può garantirti, ad esempio, l’approvazione di un progetto e magari pure il finanziamento per realizzarlo”.
Non sono citati esplicitamente, ma evidentemente tra gli “addetti ai lavori” sono noti casi di consiglieri, assessori, mogli o parenti vari che traggono beneficio dall’affidamento di opere finanziate con denaro pubblico.
“Anche molte amministrazioni pubbliche distribuite sul territorio – continua Cia – preferiscono affidarsi a professionisti che hanno influenza in seno alle istituzioni provinciali. In alternativa, se questo non fosse possibile, assoldano chi è imparentato con il politico che conta. Un criterio che condiziona anche il modus operandi del comune cittadino, convinto che chi non ha buone sponde in Provincia, non va da nessuna parte”.
È così – secondo Claudio Cia – che con questa prassi il professionista imparentato con il politico, o il politico che è pure il professionista incaricato, assumono un’influenza e un potere tendente a spazzare via chiunque possa dar loro fastidio o risulti un potenziale concorrente.
Il consigliere provinciale chiede quindi se nel corso della legislatura siano stati affidati incarichi per consulenze o progettazione di opere finanziate con soldi provenienti dal bilancio provinciale a personalità che rivestono un ruolo istituzionale in seno alla Giunta o al Consiglio, o a loro parenti e affini entro il secondo grado, o a società a loro riconducibili, e naturalmente anche gli eventuali importi in dettaglio. Cia confida che “nella risposta prevalga il coraggio della verità”.
L’articolo sul quotidiano “l’Adige” del 20 aprile 2016: