Signor Direttore,
non sono un consigliere omofobo. La mia storia e il mio vissuto mi rendono quanto di più lontano dall’immagine di insofferenza rispetto ai temi dei diritti di ogni persona ai quali alcuni gruppi vorrebbero associarmi. Ogni persona deve potersi sentire legittimata e non giudicata nell’esteriorizzare e vivere la propria affettività, ma questo non significa che io sia disposto a rincorrere e assecondare tutte le pretese di LBGT. Non confondo il quadro con la cornice. Ad esempio la pretesa di adottare figli è un capriccio che va contro il buon senso e il bene del bambino, non perché io dubiti che le coppie omosessuali sappiano amare, ma perché al bambino non basta l’amore, non siamo un terreno per monocoltura… ci vuole ben altro. Siamo più esigenti di quanto qualcuno vorrebbe farci credere.
La mia avversità alla legge in discussione è dovuta al fatto che in essa non si legifera contro la discriminazione in senso lato, a difesa della persona in quanto tale, ma così come è impostata sembra preoccuparsi più della tutela e promozione di un agire di un gruppo specifico di persone piuttosto che prevenire e contrastare comportamenti di bullismo contro chicchessia.
Non ho mai nascosto il mio pensiero, sia in pubblico che in privato, e ne vado fiero perché così riesco a confrontarmi con la gente, guardandola negli occhi e senza provare imbarazzo. La testardaggine nell’esternare le mie convinzioni ha tuttavia prodotto l’esacerbarsi del malessere dei gruppi LBGT e una minaccia di morte alla mia persona sui social network. Il paradosso della modernità consiste proprio in questo: si demoliscono le posizioni (legittime) di un avversario non attraverso lo scambio dialettico, bensì adoperando lo strumento sempre efficace della denigrazione, dell’intimidazione e delle offese, una sorta di avvelenamento sistematico del dibattito pubblico; tipico atteggiamento di chi, pur di imporre la sua visione, è pronto a tutto.
A costoro dico per l’ennesima volta (ahimè invano) che il sottoscritto non è omofobo, né misogino, né razzista. Sono un semplice cittadino, un consigliere che cerca di fare al meglio ciò che ritiene essere il bene della nostra terra onorando storia, cultura e valori. Se i miei detrattori non ne sono convinti, li invito a denunciare mie singole azioni, scritti o interventi che oggettivamente risultano discriminatori e contrari al rispetto dell’individuo in quanto tale: liberissimi di scegliere quale accusa (strumentale) formulare a mio carico.
L’intellettuale e politico greco Alekos Panagulis disse che “essere un uomo significa avere coraggio, avere dignità. Significa credere nell’umanità. Significa lottare. E vincere”. In linea con la citazione, dichiaro che non verrà mai meno la mia tenacia nel dire quello che penso, in modo libero e razionale, senza ambiguità o scorrettezze, perché è l’onestà l’unico autentico valore che ci conferisce l’appellativo di uomini.
Cordialità,
Claudio Cia