Manifestazioni fieristiche e mercatini degli hobbisti. Quali prospettive di riforma?

Da sempre, in Italia e in Europa, esistono due tipi di mostre-mercato (fiere): quelle dove è ammessa la vendita e quelle dove si espone solamente. Entrambe hanno sempre riportato prima le domande di autorizzazione alla PAT ed in seguito le comunicazioni ai Comuni, e così continua ad essere al di fuori dei nostri confini.

Nelle delibere 1559 e 1560 del settembre 2014 si decide, per quanto riguarda le manifestazioni fieristiche, che le stesse “hanno quale fine assolutamente prevalente l’esposizione di prodotti o servizi a scopo promozionale, con attività di vendita al dettaglio meramente marginale e che, se più del 50% degli operatori partecipanti alla fiera effettuano attività di vendita, la stessa non è più qualificabile come fiera bensì come mercato”. Nella circolare di illustrazione delle delibere, si ribadisce che i soggetti che effettuano attività di vendita al dettaglio nelle fiere dovranno presentare la SCIA (segnalazione certificata di inizio attività).

La Provincia definisce delle norme anche sui cd. “mercati tipici”, affermando che non è possibile organizzare mercatini caratterizzati da un vasto assortimento merceologico al di fuori di contesti quali sagre, fiere, manifestazioni religiose tradizionali e culturali. Motivo per cui diventano de facto fuorilegge buona parte di quei mercatini organizzati da comuni, Pro Loco, associazioni di quartieri, commercianti per rivitalizzare i centri storici o le frazioni più lontane, per attirare pubblico nelle serate di negozi aperti, mercati del contadino, pomeriggi musicali.

Subito si levano voci (condivisibili) di protesta da parte di organizzatori e comuni che vedono da un lato nuove inutili complicazioni burocratiche ed il rischio di morte di alcune manifestazioni, dall’altro l’aumento del carico di lavori per gli uffici comunali; tutti soggetti che vivono in prima persona le considerazioni negative degli espositori extraregionali sulla nostra autonomia legislativa e degli espositori trentini sull’operato dei nostri amministratori.

Si corre ai ripari e con delibera n. 457 del 23 marzo 2014 si prende atto che la norma è restrittiva sul concetto di fiera e quindi, per evitare ulteriori aggravi al comparto fieristico, alle imprese e agli organizzatori in un momento di sofferenza, si propone una modifica dell’art. 4 co. 1 della delibera 1560, togliendo il limite del 50% di espositori che vendono per le manifestazioni con almeno 5 anni di anzianità. Il Consiglio delle Autonomie, con nota n. 252 del 17 marzo 2015, invia il parere favorevole e propone, analogamente a quanto previsto per le manifestazioni internazionali e nazionali, di togliere l’obbligo di presentazione della SCIA.

Ebbene, la Provincia non recepisce la proposta, recitando: “si rende necessario un opportuno approfondimento presso il Ministero dello Sviluppo economico” (che alla data odierna, dopo 15 mesi, non risulta essere ancora pervenuto); non solo, alle ultime riunioni del Consiglio delle Autonomie, il funzionario della PAT ha annunciato di aver addirittura chiesto lumi alla Provincie limitrofe (della serie: «noi, unici al mondo a pretendere la presentazione della SCIA per chi partecipa alle fiere, chiediamo agli altri cosa ne pensano della nostra normativa»!).

Ultima delibera, forse quella più di attualità ed impattante, è la n. 1648 del 28 settembre 2015 che disciplina la normativa per partecipare ai cosiddetti mercatini degli hobbisti o creativi, sollecitata più volte dal “patron” degli artigiani. La delibera riguarda le numerose persone che si dedicano nel tempo libero allo scambio ed alla vendita di oggetti usati, i cd. hobbisti; oppure le persone che propongono opere frutto della propria arte, creatività e manualità, i cd. operatori dell’ingegno, la cui attività rientra fra quelle ammesse ed elencate nell’art. 4 co. 2 lett. h) del D.L. 114/1998.

Molte di queste cercano di integrare il loro reddito con i ricavi dei mercatini, vuoi perché esodati, cassintegrati, pensionati senza vitalizi, lavoratori part-time, madri di famiglia, altre partecipano ai mercatini solo per il piacere di vedere che le loro opere sono apprezzate dai visitatori, tutte però sacrificano serate e domeniche con la famiglia per rispondere alle domande dei vari comitati organizzatori, pagano la quota di iscrizione, si sobbarcano trasferte sperando nel bel tempo.

Ma ecco che insorgono alcuni artigiani, secondo i quali ci troveremmo di fronte a degli evasori fiscali, in quanto non pagano Irpef, Inps, Cciaa e altre numerose gabelle che prevede il nostro bel paese. Premesso che non mi risulta che sia la Provincia l’ente deputato alla caccia all’evasore fiscale, stante i controlli che effettuano la Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Entrate, forse basterebbe un po’ di buon senso per scoprire che gli hobbisti non scaricano gli acquisti delle materie prime, non scaricano spese di viaggio, e non possiedono appartamenti o auto di lusso. La citata delibera n. 1648 del 28 settembre 2015 stabilisce inoltre le modalità di rilascio del tesserino di hobbista e gli indirizzi generali per l’istituzione dei mercatini riservati agli stessi.

Frutto di assurda follia è il passaggio dove si afferma che l’obiettivo sarebbe quello di “promuovere e valorizzare” le diverse forme dell’attività hobbistica locale, contenendo i fenomeni non corretti di pendolarismo da parte di soggetti provenienti da altre regioni che hanno esaurito il numero delle manifestazioni stabilito dalle rispettive regioni”. Si introduce pertanto un limite del 50% ai “fuori Provincia” e un massimo di sei partecipazioni annue, limite obbligatorio anche per i trentini.

Il risultato finale è su tutti i giornali: mercatini deserti, piazze vuote, manifestazioni annullate, organizzatori disperati. In un momento di difficoltà generale dell’economia, di liberalizzazione del commercio in genere, la Provincia va controcorrente, restringendo, disciplinando, proibendo di tutto e di più, con delle regolamentazioni simili a quelle adoperate all’epoca del Soviet.

Premesso quanto sopra, si interroga la Giunta provinciale per sapere:

  1. se non ritenga opportuno adeguarsi alle normative italiana ed europea che prevedono due tipi di mostre mercato (quelle dove è ammessa la vendita e quella dove non è prevista), e che non prevedono l’obbligo della SCIA agli espositori delle fiere, se non per somministrazione;
  2. se non ritenga opportuno adeguarsi alle normative italiana ed europea che non prevedono limiti di date, tipologia, merci esposte ai mercatini, lasciando ai Comuni le decisioni al riguardo;
  3. se non ritenga opportuno adeguarsi alle normative italiana ed europea che non prevedono tesserini e limiti sulle partecipazioni ai mercatini ai cd creativi o operatori dell’ingegno, lasciando ai Comuni la possibilità di predisporre dei regolamenti in tal senso

A norma di regolamento, si chiede risposta scritta.

Cons. Claudio Cia

Esito dell'iniziativa

 

Interrogazione presentata il 9 luglio 2016. L’iter sul sito del Consiglio provinciale: interrogazione n. 3304/XV

 

 

Risposta ricevuta il 30 gennaio 2017: risposta interrogazione 3304 – hobbisti

 

 

 

 

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