Mobilità degli operatori della sanità, tra piccole furbizie e grandi contraddizioni

Il malvezzo dei responsabili istituzionali e dei dirigenti operativi di produrre norme e disposizioni controverse durante il periodo ferragostanoin modo di sfruttare la minor attenzione dei cittadini e delle categorie sociali e di evitare un aperto dibattito sulle questioni in gioco – ha trovato l’ennesima conferma nella comunicazione con cui lo scorso 19 agosto l’Azienda sanitaria provinciale ha trasmesso via e-mail la disposizione di dare attuazione alle nuove linee guida per la mobilità dei dipendenti, che passa da 10 a 50 chilometri.

Il provvedimento consiste nel recepimento di una legge nazionale, che la Provincia ha inserito nella propria legge finanziaria, e coinvolge tutto il personale pubblico. Nel merito, da sottolineare subito che applicare i medesimi criteri a settori tanto diversificati costituisce una miope semplificazione. Inoltre, per candida ammissione dell’Assessore alla Salute Luca Zeni, la Provincia ha fatto valere la propria autonomia recependo sic et simpliciter la norma nazionale. Zeni sostiene che, nel contesto socio-economico che stiamo vivendo, non si sarebbe politicamente compreso un trattamento di maggior favore rispetto al resto del Paese. Omettendo, peraltro, di considerare, da un lato, la circostanza che il Trentino ha caratteristiche orografiche e viabilistiche non paragonabili a quelle di altre regioni, dall’altro, che pochi mesi fa i medici e gli altri operatori della sanità hanno posto in atto azioni di protesta, evidenziando – con dati che non sono stati contestati dalla Provincia – lo svolgimento di un numero esorbitante di ore di straordinario, la maggior parte delle quali prestate gratuitamente, e una situazione complessiva di forte stress lavorativo. Tali elementi si ricollegano alle reazioni fortemente negative, espresse in questi ultimi giorni dalla Fenalt, dalla Fp Cisl e dal Nursing up, i quali hanno anche evidenziato come la componente femminile sarebbe particolarmente penalizzata, rappresentando il 75 per cento del personale dell’Azienda sanitaria

In definitiva, non si possono sottacere la tempistica quanto meno sospetta del provvedimento, la totale assenza di un preventivo confronto con le rappresentanze delle professioni mediche e paramediche, l’ingestibilità organizzativa di tale norma in un contesto già caratterizzato da pesanti sovraccarichi di lavoro per gli operatori.

Non è più possibile, va detto forte e chiaro, scaricare sui professionisti il peso della disastrosa gestione della sanità trentina, fatta di scelte contraddittorie, di scelte non fatte, di un’irresponsabile oscillazione fra approcci ragionieristici e pulsioni populiste.

Esito dell'iniziativa

 

Comunicato inviato ai media locali il 25 agosto 2015.

 

 

L’articolo su “La Voce del Trentino”: Mobilità degli operatori della sanità, tra piccole furbizie e grandi contraddizioni

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