Nato a Rovereto il 30 aprile 1962, vissuto a Borgo Valsugana, ora abita a Vigolo Vattaro. Sposato e padre, diplomato infermiere a Milano nel 1991 crede fortemente nei valori cristiani e nella famiglia. È stato docente nell’ambito della formazione nel settore assistenziale-sanitario e prevenzione e Direttore in una struttura privata per anziani, ha svolto inoltre attività professionale di infermiere di anestesia e strumentista in sala operatoria, di assistenza diretta alla persona, maturando una grande esperienza nella cura dell’anziano.
Poi l’inizio nel 2009 della carriera politica: «Mancava l’ultimo candidato – ricorda Claudio Cia – e mi chiesero di riempire l’ultima casella come nell’album delle figurine Panini. Accettai per amicizia e pur senza fare campagna elettorale fini per essere fra i più votati della lista finendo in consiglio comunale di Trento». Un’inizio alquanto particolare come anche la continuazione della sua vita politica dove vengono ricordate alcune prese di posizioni forti e «stravaganti» che hanno dato alla politica un nuovo indirizzo. Come scordarsi della guerra dei pannolini oppure la battaglia per eliminare i conigli dal cimitero di Trento. In entrambi i casi fu lui a portare al Sindaco una gabbia con dei conigli e una carriola di pannolini usati a Palazzo Thun. Per l’ex sindaco Andreatta Claudio Cia ha rappresentato di certo una spina nel fianco.
Dal 2009 al 2014 come detto diventa consigliere comunale a Trento. Nel 2015 candidato sindaco del centrodestra nelle amministrative per il Comune di Trento, capoluogo della provincia, sfiora il ballottaggio. Dal 15 dicembre 2014 è Consigliere provinciale e regionale del Trentino Alto Adige (XV e XVI legislatura). Dal 27 febbraio 2019 al 10 febbraio 2021 assessore regionale agli Enti locali. Nel 2016 fonda “AGIRE per il Trentino”, un movimento civico e territoriale di centrodestra, confluito in “Fratelli d’Italia” il 26 dicembre 2020, cosa che ha reso possibile la rappresentanza del partito nel Consiglio provinciale e in quello Regionale.
Dopo il passaggio storico a Fratelli d’Italia siamo andati da Claudio Cia per fare il punto della situazione di un partito in grande crescita e, come afferma Cia, “caratterizzato da una politica concreta, moderata e liberale. Una destra che sa valorizzare soprattutto la nostra autonomia ma mai in contrapposizione con lo Stato, piuttosto in sinergia con esso”.
- Potrebbe commentare il caso Savoi?
“Le frasi pronunciate da Savoi mi hanno fatto molto male per due motivi: il primo è che io ho due figlie femmine e pensare che un domani possano essere apostrofate com’è successo ad Ambrosi e Rossato mi fa rabbrividire. Il secondo motivo è che spesso chiediamo ai nostri cittadini di rispettare le istituzioni ed è quindi nostro dovere essere i primi a farlo. Ciò che è stato detto è sicuramente da condannare ma non perché è uscito dalla bocca di Savoi, è grave il fatto in sé e spero davvero che non si ripeterà in futuro.”
- Come spiega l’enorme crescita di Fratelli d’Italia in così poco tempo?
“Il nostro partito è nato otto anni fa e adesso si stanno raccogliendo i frutti del duro lavoro di chi ha seminato in questo lasso di tempo. Tra tutti mi sento in dovere di ringraziare Giorgia Meloni: un esempio di coerenza, moderazione, tenacia e concretezza che ha dimostrato di essere un leader e di essersi formata da sola. Ben preparata su tutti i fronti, ha dimostrato anche di non saper cedere davanti alle molte provocazioni e ai molti attacchi che le sono arrivati. Da sottolineare anche l’enorme lavoro di Adolfo Urso, arrivato quando il partito non riusciva a decollare e di Andrea de Beltoldi.”
- Secondo lei la crescita del suo partito e della Lega nelle ultime elezioni significa il fallimento delle liste civiche che ormai non sono più attrattive per i trentini?
“Le liste civiche sono in parte dovute al bisogno di guardare alla persona che si vota più che al contrassegno, soprattutto nei piccoli comuni. Più un comune diventa grande e più un contrassegno ha il suo peso. Le civiche hanno avuto una grande diffusione nel periodo in cui la politica è stata fortemente messa in discussione, ad esempio con la nascita del movimento Cinque Stelle che ha contribuito a portare a galla tante situazioni di privilegio che gridavano e gridano vendetta. I cittadini non volevano più essere associati ai soli simboli di partito, per cui diventava una necessità avere le liste civiche. Oggi c’è il bisogno di ritornare a riconoscerci in quei partiti che hanno un pensiero politico concreto. La crescita di Fratelli d’Italia è dovuta proprio al fatto che questo pensiero politico non è mutato come invece è successo in molti altri partiti.”
- Come vede l’alleanza del centrodestra nel 2023?
“L’auspicio è che ci possa essere unità. Il 2023 lo si prepara nel lavoro quotidiano di governo della provincia e il centrodestra deve fare un percorso condiviso in cui tutti lavorino assieme per il bene del nostro territorio e in cui tutti i membri della coalizione vengano messi sullo stesso piano.”
- Si è fatto un’idea di come potrebbe finire nel 2023?
“Io purtroppo non ho ancora la sfera di cristallo ma posso affermare con certezza, come ho accennato prima, che il risultato dipenderà da come ci mostreremo capaci di stare assieme, di lavorare assieme anche nei momenti di confronto più acceso, di fare scelte condivise e tutte volte al bene della comunità.”
- Per Fratelli d’Italia l’unico candidato è sempre Maurizio Fugatti?
“Non so quali siano i programmi del presidente Fugatti e se vorrà rendersi disponibile come candidato anche in futuro. Sicuramente, se lo vorrà, dovrà rendersi garante della coalizione di oggi.”
- Come si sta trovando nel suo nuovo partito?
“Molto bene perché dal punto di vista valoriale mi sono trovato da subito perfettamente a mio agio. Io sono arrivato Claudio Cia e sono rimasto tale, non ho dovuto resettarmi in alcun modo. Il partito è in grande crescita e si sta organizzando bene; a questo proposito vorrei ringraziare il gran lavoro che sta facendo il segretario organizzativo Roberto Biscaglia.”
- Quali sono i principali tre obiettivi che il suo partito si è posto nel breve termine?
“Il primo è sicuramente far arrivare il messaggio che vogliamo distinguerci sui temi politici e dare attenzione alle reali necessità. Il secondo è di crescere come partito tenendo alla larga gli estremismi che sono sempre irrazionali, in qualsiasi situazione. Poi ci auguriamo di favorire un clima di cooperazione che faccia crescere il centrodestra in modo equo: un centrodestra in cui tutti siano uguali e posti sullo stesso livello.”
- Parliamo del coronavirus: lei aprirebbe le scuole?
“Secondo me non ha avuto senso chiudere le scuole nel momento in cui gli insegnanti sono stati vaccinati. Gli studenti sono, per fortuna, i meno colpiti da questo virus, non sono le scuole i luoghi di contagio quanto piuttosto i mezzi di trasporto: autobus dove i giovani vengono stipati come le sardine per raggiungere la propria scuola. Ormai è passato più di un anno dall’inizio della pandemia e siamo ancora qui, esattamente dove siamo partiti. Siamo andati avanti a chiusure, riaperture, colori regionali dicendo sempre che sarebbe stato l’ultimo sforzo, ma non è cambiato nulla. Le statistiche dicono che l’86,2% dei decessi sono tra gli over settanta: è questa la categoria di persone che dovremmo impegnarci a proteggere.”
- In Trentino le imprese sono state aiutate abbastanza?
“Per l’enorme danno economico che c’è stato no, ma va considerato che per fornire aiuti sono necessarie le risorse. Nel 2021 il Trentino ha subito una perdita di risorse pari a 500 milioni di euro. L’Italia ha detto che metterà a disposizione le risorse fornite dall’Europa che dovrebbero darci un po’ d’ossigeno, vero è che con le boccate d’ossigeno non si vive. Anche perché tutti questi soldi che ci vengono dati prima o poi dovranno essere ripagati, non sono gratis. Molte aziende hanno chiuso e non riapriranno più e ho paura che quelli che riusciranno a rimanere aperti si butteranno nelle braccia degli usurai per non affondare.”
- Secondo lei dopo la fine dell’emergenza sanitaria la vita tornerà uguale a prima?
“Ci vorrà moltissimo tempo per rimettersi in sesto e comunque rimarrà una grande paura e delusione. In più c’è il pericolo dell’aumento del welfare per sostenere le attività. Molti imprenditori, inoltre, sono persone che hanno già dai cinquant’anni in su e rimettersi in gioco nel mondo del lavoro non sarà facile soprattutto per loro.”
- Ora che il suo movimento ha tre consiglieri provinciali ed è il secondo gruppo dopo la Lega chiederete qualche assessorato?
“Ambrosi, Rossato ed io non siamo assolutamente in cerca di poltrone. Io una poltrona la avevo e se l’avessi voluta mi sarebbe bastato rimanere dov’ero. Ho consapevolmente e senza remore deciso di dimettermi. Vogliamo distinguerci sui temi politici. Il nostro obiettivo è di essere coinvolti nelle scelte che riguardano il centrodestra, in ciò che precede il voto, perché se dobbiamo metterci la faccia vogliamo parteciparvi.”