«Non baratto Agire per la poltrona». Cia conferma il suo appoggio al candidato sindaco Carli.

Cinque anni fa era stato il candidato sindaco del centrodestra in prima persona. Ora Claudio Cia rischia di andare in rotta di collisione con la coalizione dopo essersi smarcato dall’appoggio ad Alessandro Baracetti e aver annunciato, in accordo con Agire per il Trentino, il suo movimento politico, il sostegno al candidato centrista Marcello Carli in vista delle elezioni comunali del 20 settembre.

Consigliere Cia, è vero che la Lega sta ancora tentando un accordo per ricompattare il centrodestra? Ci sono ancora margini per riuscirci?

Io credo di no. Proprio no. Siamo a quindici giorni dal deposito delle liste. Non so quali siano i motivi che rimettono oggi in discussione la candidatura di Baracetti a sindaco. Noi avevamo sollevato il problema ma non siamo stati ascoltati. Ora è tardi.

Lei però all’inizio di febbraio, quando Baracetti era stato presentato in piazza come candidato di tutto il centrodestra, c’era e sembrava convinto della scelta.

Noi di Agire eravamo convinti per come era stato scelto. Ricordo che erano stati bruciati nelle settimane precedenti nomi di spessore come Laura Strada, Marco Luscia, lo stesso Marcello Carli. Nomi che avevamo proposto noi. In quel momento ricordo che Ianeselli era già di fatto in campagna elettorale e il centrodestra aveva la necessità di chiudere in fretta con una scelta perché si avvicinava la data del deposito delle liste. A quel punto al tavolo di coalizione è stato portato il nome di Alessandro Baracetti, peraltro sconosciuto. Io in quel frangente mi sono fidato di chi l’ha proposto.

Chi l’aveva proposto?

Il segretario della Lega e quello de La Civica (Mirko Bisesti e Mattia Gottardi ndr). Noi ci siamo fidati.

E cosa vi ha fatto poi cambiare idea?

Il fatto che duranten il lockdown non è stato fatto nulla, nonostante le sollecitazioni. Insomma, io qualche campagna elettorale l’ho fatta e mi sono reso conto delle difficoltà di Baracetti a interpretare il ruolo di candidato. Lui è una bella persona e non ne discuto le qualità, ma sicuramente manca di esperienza e forse è stato lasciato solo, non so se a tutt’oggi gli sia stata affiancata una squadra che lo aiuta. Noi in giugno abbiamo sollevato il problema, ma non chiedendo la sua “testa”. Volevamo segnalare alla coalizione che occorreva cambiare marcia.

Quindi non avevate presentato nomi alternativi?

Assolutamente no. Pensi che avevamo già fatto stampare migliaia di pieghevoli del partito con la scritta “Baracetti sindaco”, che adesso dovremo buttare.

E allora come è avvenuta la rottura?

Abbiamo fatto una riunione, a cui Baracetti è intervenuto solo verso la fine. Gli è stato illustrato quello di cui avevamo parlato e lui si è sentito in discussione. Fatto sta che ci ha indicato virtualmente la porta. Virtualmente perché eravamo in videoconferenza, ma insomma ci ha invitato a uscire dalla squadra che lo appoggia.

E gli altri componenti della coalizione cos’hanno detto?

Niente. Silenzio. Cosa che mi ha fortemente rammaricato.

Ci sono poi stati tentativi di chiarimento?

No, anche se ormai i cocci erano per terra. Ma alle elezioni volevamo esserci, la squadra di Agire stava lavorando da mesi per questo appuntameno. Perciò dopo alcuni giorni abbiamo preso contatto con Carli, che nel frattempo si era esposto dicendo di volersi mettere in gioco. E abbiamo deciso di sostenerlo.

Una scelta che rischia di porla fuori dal centrodestra. Si dice che la sua poltrona da assessore regionale sia ad alto rischio. Le risulta?

Io non metto in discussione l’alleanza in Provincia. Il governatore Maurizio Fugatti è il mio interlocutore e pur nella franchezza delle rispettive posizioni ci ha sempre trattati e considerati con molto rispetto. Non ci sono contrasti di tipo politico. Ho letto sui giornali che il mio ruolo di assessore sarebbe a rischio. La scelta di Agire, che può anche essere un movimento piccolo e insignificante ma che ha una sua dignità, non la baratto per la mia poltrona. Non posso asservire il mio percorso o le mie ambizioni tradendo persone che lavorano con un’idea di politica “pulita”. Credo che si debba essere alleati leali, non fedeli. Io penso di essere sempre stato leale, ma fedele sono solo a Dio e a mia moglie.

Se perciò le chiederanno di lasciare l’assessorato regionale cosa farà?

Il consiglio regionale me lo ha attribuito e sarà semmai il consiglio regionale a decidere di togliermelo.

E se Lega e centrodestra le chiederanno le dimissioni?

Non mi dimetto. Non mi risulta di aver operato male o tradito un mandato. La mia nomina, come quella di tutta la giunta regionale, è per cinque anni. Se l’aula deciderà di togliermi la fiducia ok, altrimenti resto.

Non sarà a Trento una competizione elettorale imbarazzante per il centrodestra, diviso su tre fronti?

Da parte mia nessun imbarazzo. Quando due anni fa siglammo l’accordo per le provinciali non è che quello valeva anche per le comunali. Abbiamo provato a riproporre lo schema ma le cose sono andate diversamente. Il fatto è che, a differenza di Progetto Trentino che fin dall’inizio si è orientato verso Silvia Zanetti, noi abbiamo subito una scelta. Ora penso che si debba comunque lavorare tutti nella stessa direzione.

Non crede che così facendo il centrodestra abbia consegnato la vittoria a Ianeselli?

No, penso che si possa correre divisi per colpire uniti. C’è più possibilità di arrivare al ballottaggio così che tutti assieme. Noi con Carli diamo la possibilità di esprimersi a un modo di centro che sicuramente non voterebbe il centrodestra. Una situazione che va letta anche dal punto di vista strategico.

 

L’intervista sul quotidiano “l’Adige” del 21 luglio 2020:

Esito dell'iniziativa

 

Intervista realizzata da Franco Gottardi e pubblicata su “l’Adige” del 21 luglio 2020:

 

 

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