La povertà è una condizione che chi la vive non ama ostentare perché, se è vero che si sono persi i propri beni, non si può dire altrettanto per la dignità. L’accattonaggio, che sfrutta e si burla della pietà che è innata nel cuore della gente trentina, non è rappresentativo di tale stato, semmai rivela che ci sono anche “poveri di professione” senza scrupolo che, per impietosire, agiscono in modo ripugnante, vessatorio, molesto e che arrivano perfino a simulare deformità o malattie, adoperando anche mezzi fraudolenti.
Tanti invece sono i poveri che non vedi di giorno e che si materializzano all’imbrunire dove in solitudine si accucciano in diversi luoghi della città: il legno di una panchina e il selciato di un angolo al riparo dal freddo sono il pagliericcio dove coricarsi e il guanciale dove posare il capo. All’alba ritornano ad essere invisibili, rimangono solo quelli che il freddo uccide e i cui corpi provati rivelano a tutti noi un mondo fatto di sofferenza e di stenti: una realtà e una storia che hanno disumanizzato un vissuto e il freddo delle notti passate all’aperto rivelano e fanno pesare ancor di più il “gelo” dei rapporti umani.
Da tempo anche nella nostra città, tra i trentini, sta dilagando la povertà e con essa segni di angoscia, ansia, inquietudine, preoccupazione, dolore, pena che uccidono la speranza di quanti la vivono e si incamminano verso una rassegnazione che toglie lo sguardo sul futuro e affievolisce la fiducia nelle istituzioni.
Premesso quanto sopra mi rivolgo al signor Sindaco per sapere:
- se sono stati censiti tutti i senzatetto presenti nella nostra città e quanti di questi non riescono a trovare posto nei dormitori pubblici;
- se in quest’opera di accoglienza sia possibile per l’Amministrazione comunale coinvolgere anche il Vescovo perché, come sollecita anche il papa, almeno per l’inverno si possano aprire ai poveri che non hanno “dove posare il capo” le tante strutture di proprietà della Curia che sono vuote, chiuse, alcune addirittura murate oppure sottoutilizzate e riscaldate come ad esempio il Seminario Maggiore, tanto più che recentemente la stampa ha denunciato una carenza di spazi per questa povera gente;
- se, avendo Le Albere una serra costata milioni di euro e mantenuta ad una temperatura costante di 30°C per garantire la sopravvivenza delle piante tropicali tipiche della Tanzania, non si possa per l’inverno metterci anche qualche panchina cosicché, quanti non possono addormentarsi su comodi giacigli, abbiano almeno la consolazione di passare le notti al caldo.