Nella seduta del Consiglio provinciale di ieri è stato approvato il ddl presentato da Luca Zeni (PD) che porta il quorum dei referendum dal 50 al 40%. L’abbassamento del quorum è stato il frutto di una mediazione raggiunta tra PD e la maggioranza, il ddl Zeni, nella prima stesura, prevedeva che i referendum fossero validi se avessero raggiunto almeno la metà della percentuale media dei votanti delle elezioni provinciali.
Poco è rimasto invece del ddl numero 2 presentato da Alex Marini (5 stelle), anche questo approvato dall’aula, che aveva l’obiettivo di ridurre dal 50 al 20% il quorum dei partecipanti al voto da cui dipende la validità della consultazione. Questo disegno di legge ha origine dall’iniziativa popolare dei cittadini nata nel 2012, e sulla quale era stata chiamata ad esprimersi anche la Commissione di Venezia, organo consultivo del Consiglio d’Europa: Commissione che sul quorum zero proposto dalla versione originaria della proposta dei cittadini, aveva dato parere positivo. Di questa iniziativa è rimasto molto poco e ho avuto già modo di esprimermi, anche per quanto riguarda le valutazioni che mi vedono favorevole all’eliminazione del quorum, nel seguente intervento: Partecipazione popolare, ddl a fine corsa e Rossi prova ad apparire politico “illuminato”.
Per questo motivo ho sostenuto in aula che i due ddl proposti (5 stelle e PD), pur meritevoli di attenzione, alla fine non portano nessuna novità in materia di referendum, spostando solo il valore del quorum su un valore assolutamente arbitrario e stabilito senza un senso, se non quello del compromesso per arrivare al voto finale: ho preannunciato quindi la mia astensione al voto. Sarebbe infatti sbagliato dire di no visto il lavoro degno di rispetto che è stato svolto, ma anche dire sì, perché i due testi non cambiano nulla nella sostanza.
Cons. Claudio Cia