Nei prossimi giorni il Consiglio Provinciale nominerà – a semplice maggioranza – un giudice del TAR, prerogativa della nostra preziosa autonomia. Le minoranza non avranno possibilità d’incidere sulla nomina, ma una riflessione politica è d’obbligo per una scelta così importante che riguarda la Giustizia.
Al TAR non si rivolgono solo le grandi imprese per i mega appalti, ma anche le ditte individuali, gli artigiani e tutti i cittadini che si trovano negata una concessione edilizia dal proprio Comune o che subiscono provvedimenti ingiusti dalla Pubblica Amministrazione, Stato, Provincia, Università compresi (graduatorie, concorsi, ecc…). Essendo fuori discussione la serietà, l’imparzialità e l’indipendenza della Magistratura amministrativa, necessita che il componente di nomina politica appaia anche formalmente come tale.
Sarebbe dunque un grave errore politico, che presterebbe il fianco ai detrattori della nostra autonomia, sceglierlo all’interno dell’establishment della Pubblica Amministrazione, come già avvenuto in passato. Ne va della credibilità di noi politici chiamati ad un così alto compito, ma anche dell’immagine della Giustizia medesima, già spesso ingiustamente criticata generando sfiducia nell’utente. Sono apparsi sulla stampa candidati (nessuna donna) certamente insigni, ma tutti dipendenti ed alcuni addirittura rappresentanti di Enti pubblici i cui atti saranno sottoposti al vaglio del TAR.
Auspichiamo che il nuovo Giudice non sia il solito dirigente o pensionato pubblico – il chè, anche a fronte di personalità di rilievo, darebbe comunque l’impressione del “controllato che si auto nomina controllore”, oltre che dell’incarico-premio -, ma un giurista di provata esperienza tecnica (i Consiglieri del TAR scrivono atti giuridici, sentenze, non atti amministrativi, come i dirigenti pubblici), e magari giovane, più spronato a fare bene, perché non a fine carriera o col posto pubblico assicurato all’esito del mandato.
Claudio Cia
L’articolo sul quotidiano “l’Adige” del 13 febbraio 2016: