La notizia data da “L’Adige” in relazione ai problemi di organico del reparto di ginecologia dell’Ospedale di Cavalese (anche in vista del pensionamento della dottoressa Fabrizia Tenaglia che ricopre l’incarico di primario dall’agosto 2017) conferma le mie perplessità circa la realizzazione di una nuova struttura in zona Masi.

Quando parlavo di “desolante assenza di idee e di una visione d’insieme della sanità trentina che vogliamo nei prossimi 30-40 anni” mi riferivo proprio a questo: alla mancanza di una programmazione che sia in grado di andare oltre le singole mura di una struttura, per calarsi nella realtà di tutti i giorni, per esempio nelle difficoltà di riuscire ad attrarre e mantenere presso il nosocomio di Cavalese dei professionisti disposti a lavorare nella difficile realtà di valle (anche stagionalmente).

I trentini stanno subendo una politica aziendale incapace di programmare, una politica che si fa sistematicamente sorprendere dalle scadenze ineludibili, che rincorre anziché anticipare i tempi di risposta alle criticità che mettono a rischio i servizi al cittadino. È evidente che senza un metodo tutto è destinato a divenire un’emergenza.

È quindi un mio auspicio che, prima di tornare a discutere sulla necessità di spostare o meno l’Ospedale nella zona di Masi (assecondando le volontà dell’Ati con a capo la Mak Costruzioni di Lavis), si riparta dagli ambiti individuati recentemente dal Piano di sviluppo strategico 2021-2025 per trovare delle modalità per attrarre e mantenere nuovi professionisti sanitari nelle realtà di valle al fine di garantire ai nostri cittadini un servizio di prossimità di qualità, che sia adatto alle loro aspettative ed esigenze.

Cons. Claudio Cia – Presidente del Gruppo Consiliare di Fratelli d’Italia