Ora che la Provincia ha riconosciuto l’accreditamento definitivo all’ospedale San Camillo di Trenta, valido per tre anni, non posso tacere che per molti mesi si è parlato di questo ospedale come di una realtà allo sbando, ormai prossima alla chiusura perché in “rotta di collisione” con l’amministrazione provinciale che, come ben sappiamo, è il “cliente” di servizi sanitari e, quindi, su posizione di forza perché detta le regole.
lo non ho elementi per entrare nel merito del contenzioso che ha visto l’assessore Rossi e la direzione dell’ospedale in un duro braccio di ferro, mi limito però a prendere atto che esiste una sentenza del tribunale di Trento in cui la Provincia è riconosciuta inadempiente nei confronti dell’ospedale San Camillo, in quanto quest’ultimo ha erogato prestazioni agli utenti senza essere per questo giustamente remunerato dall’assessorato competente.
Soldi che a tutt’oggi mancano nelle casse dell’ospedale e che, fra l’altro, lo metterebbe in condizioni di pagare gli arretrati ai suoi dipendenti che ancora attendono. In questo gioco al massacro in cui sembrava prevalere la logica del tanto peggio tanto meglio ciò che ha ferito di più sono state le ripetute dichiarazioni dell’assessore Rossi che tramite la stampa non ha esitato a dire che “dell’ospedale San Camilllo si può fare a meno” e, coerente con tale affermazione, aggiunse che l’Azienda provinciale per i servizi sanitari si sta per questo organizzando.
La prudenza, la discrezionalità, il buon senso e il limite non hanno certo preceduto e accompagnato queste parole. il politico non dovrebbe patrocinare allarmismo e tanto meno terrore, cosa che purtroppo è accaduto. Il parlare ai quattro venti, senza porre un freno alla lingua, ha seminato sconcerto fra gli utenti che a questo ospedale guardano da sempre con fiducia disorientandoli; non capiscono cosa stia succedendo. Non meno grave è il danno arrecato agli oltre 250 dipendenti, con famiglia a carico, che dai giornali hanno appreso che grazie ai diktat della politica, di una certa politica, potrebbero andare ad ingrossare le file dei disoccupati. Questo ha ferito profondamente. Ora, grazie a dio, per i prossimi tre anni sembra che l’ospedale possa lavorare serenamente e cosi anche i suoi dipendenti. Per il futuro mi auguro che, chi ricopre certi ruoli istituzionali, si astenga dal pensare con la lingua e si ricordi che “un bel tacer non fu mai scritto”.