Ho appreso dai giornali di un progetto “futuro” del Comune di Trento, per il “riciclo” di pannolini e pannoloni attraverso un “innovativo” impianto il cui brevetto mi risulta essere depositato negli Stati Uniti dove, tra l’altro, è già una realtà. A riguardo so che un impianto simile esiste allo stato sperimentale anche in Italia presso il Comune di Vedelago nella provincia di Treviso, sviluppato dalla Fater S.p.A., dicasi Pampers marchio della multinazionale Americana Procter & Gamble, ma sembra abbia qualche “problema“…
Mi risulta inoltre che molto prima nella Provincia di Trento, senza scomodare gli americani, un imprenditore trentino aveva sviluppato e proposto un diverso progetto altrettanto innovativo che purtroppo non ha trovato sostenitori istituzionali anzi, sgangherati personaggi forse in palese conflitto d’interesse, lo hanno sciancato: il più grande potere della burocrazia è quello di far perdere tempo. Un progetto che aveva prospettato una strada diversa, molto più sostenibile del riciclo perché il prodotto partiva da materie prime naturali e terminava nella filiera dell’umido: pannolini, e in futuro pannoloni, biodegradabili. Un percorso quindi estremamente interessante sotto il profilo del risparmio ambientale, in linea con una visione di green economy volta a perseguire principi e valori di sostenibilità. Ma pare che la politica non sappia dare indirizzi in tal senso, lasciando di fatto ai gestori della raccolta dei rifiuti il potere di scelta quando invece l’Istituto Superiore Protezione e Ambiente di Roma (ISPRA) ha indicato che, per “ragione di opportunità”, le scelte debbano essere in capo ai Comuni e non ai gestori della raccolta.
Durante le mie battaglie per lo smaltimento gratuito di pannoloni e pannolini ho personalmente conosciuto l’imprenditore di cui sopra, il quale mi illustrò il progetto e posso dire che doveva essere preso in seria considerazione in quanto sarebbe stato una grossa opportunità per il nostro territorio, una vera eccellenza se adeguatamente seguito e supportato. Esiste a tutt’oggi una trattativa per coinvolgere anche una grossa azienda di Rovigo che dovrebbe seguire nel roveretano lo sviluppo e l’industrializzazione del progetto con ovvie ricadute occupazionali coinvolgendo “Progetto Manifattura” di Rovereto. L’agenda per la delocalizzazione in Trentino dell’azienda di Rovigo è ad uno stadio avanzato, ma questi avvenimenti rendono ancora più problematico tale intento…
E’ risaputo che questa Provincia ha orecchie e aiuta solo chi è funzionale e rientra nella logica di “palazzo”, preferendo chi non tocca interessi precostituiti, dunque “nemo propheta in patria”, per cui ricicleremo parzialmente e con grande dispendio energetico la plastica degli “americani” e la nostra innovazione nel campo della chimica verde la metteremo in soffitta con buona pace degli Enti Gestori.
Sto facendo dei brutti pensieri: il fatto inqualificabile è che ad un consigliere, che per diversi mesi si è battuto sulla problematica dei pannolini-pannoloni, nulla gli sia stato comunicato, nulla gli sia stato anticipato e nemmeno le commissioni competenti, mi risulta, siano state interpellate! Se l’Assessore Marchesi si accorge solo ora del problema pur avendo saputo, a suo tempo, del progetto dell’imprenditore trentino viene il dubbio sulla sua capacità di scelta perché forse male informato o mal “consigliato” o, nel migliore dei casi, afflitto da poca memoria.
Il progetto del riciclo, tanto sbandierato dall’Assessore, quanto ci costerà, chi patrocinerà l’operazione (gli stessi funzionari in capo?), chi la finanzierà, chi saranno gli sponsors e qualora venisse “regalato”, quali saranno i benefici a carico del benefattore? I regali, si sa, non sono mai senza secondi fini! E’ scontato che alla fine, per sostenere questa operazione, interverrà la Provincia, la stessa che non ha saputo e voluto promuovere il progetto dei pannolini (e in futuro anche i pannoloni) biodegradabili, una realtà già in itinere gestita da privati e a costo zero per l’ente pubblico e di cui, da tempo, erano stati informati dall’imprenditore gli stessi competenti uffici Provinciali.
Sono fatti gravi che rappresentano una visione “maramalda” della cosa pubblica e di personaggi che ripetono cose dette da altri con l’aggravante di non capirne il significato ma, si sa, in prossimità di eventi politici ed elettorali si perde il senso del limite. Provo profondo disagio, personale e umano, nel vedere che una “piccola” innovazione trentina debba essere sacrificata da visioni funzionali solo alla peggiore politica e, forse, a degli interessi di cui noi siamo inconsapevoli spettatori.
Alla fine, vedrete, le “colpe” saranno sicuramente imputate all’imprenditore perché non ha saputo ascoltare chi, politici e funzionari, “profeticamente” lo invitavano a non essere un nuovo “Giordano Bruno” e chi gli consigliava di cambiare mestiere. Arrendersi alla illogicità della politica!