Per il PD i trentini hanno un problema culturale…

Come afferma nel suo esteso programma, il PD si considera “coalizione tipicamente trentina”, “fedele alle proprie radici e tradizioni”. Nel suo programma descrive un Trentino “operoso, ingegnoso, dedito al lavoro e affidabile”, con un sistema cooperativo “punto di forza … fondamentale contributo di coesione sociale” ed un volontariato “segno di coesione sociale” che arricchisce la società trentina e la rende “policentrica e fluida“; una società descritta non solo con virtù economiche, ma anche morali. Un programma che, come scritto all’interno del medesimo, nasce dalla realtà provinciale, e che si articola in 130 “vogliamo” , 130 obiettivi, 130 non direi sogni, ma speranze dei trentini per uscire dalla crisi.

Da come viene dipinta la realtà trentina, difficile ora comprendere dove si collochi la discussione del disegno di legge sull’omofobia. Tenuto conto delle finalità di cui all’art. 1 “di adottare politiche finalizzate a contrastare l’omofobia” e preso atto che “la Provincia promuove forme di accordo con… realtà associative sul territorio impegnate nel contrasto a tali discriminazioni” di cui all’art 2, appare evidente che ad oggi, per il PD, i trentini hanno un problema culturale, come definito dalle associazioni LGBT, problema che giustifica l’adozione di politiche urgenti in quanto, come citato nella legge, vi sono già associazioni impegnate nel contrasto a tale deriva culturale della società trentina.

Appare evidente che per alcuni politici trentini gli interventi contro le discriminazioni per omofobia e transfobia, abbiano priorità sui problemi dei disoccupati, dei lavoratori, delle aziende, e priorità anche nei finanziamenti visto il disegno di legge che impegna la Provincia con imponenti interventi.

Tutti quei “vogliamo” scanditi nel programma che dettavano la tabella di marcia del governo locale per sollevare l’economia trentina passano in secondo piano a favore di un problema che pochi vedono.

Questa la logica deduzione, a meno che la legge non punti a soddisfare con assoluta priorità il punto di programma “vogliamo porre in essere azioni per educare e sensibilizzare alle relazioni di genere fin dai primi percorsi scolastici” , ma allora, si tratta di altro tema, si tratta di entrare nelle scuole, e soprattutto si tratta dei nostri bambini e del nostro futuro. Fosse così, sarebbe il caso di parlarne con le famiglie e la scuola, con la nostra coscienza seppur laica, e dirlo chiaramente agli elettori, cosa che non è stata fatta anzi che è stata negata dal consigliere proponente il disegno di legge.

Esito dell'iniziativa

 

Lettera inviata ai quotidiani locali il 28 settembre, ma non pubblicata.

 

Le altre lettere sulla proposta di legge arrivata in Consiglio provinciale: Ideologia di genere, nulla è lasciato a caso + lettere dei cittadini

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