Negli scorsi giorni, sfogliando i quotidiani locali, ho letto – non senza qualche perplessità – l’intervista fatta al consigliere Ugo Rossi nella quale ad alcune interessanti proposte si aggiungono degli immotivati attacchi all’assessore Bisesti e alla sua gestione dell’assessorato. Non parlo a caso di attacchi immotivati, posto che l’Assessore all’Istruzione, prima del 21 ottobre 2018, era proprio lo stesso Rossi che, nella sua gestione illuminata e in cui fortemente si è sentita la tanto auspicata “esercitazione delle prerogative dell’Autonomia”, era riuscito ad ottenere ad inizio 2017 il commissariamento della scuola trentina.
Pare quindi strano che a salire in cattedra con le raccomandazioni per uscire dall’impasse sia proprio uno dei fautori della situazione attuale, posto che i problemi della scuola trentina, dal sovraffollamento delle classi, alla ridotta capacità degli spazi, alla carenza di insegnanti (e ci terrei a sottolineare anche quello della stabilizzazione dei precari dall’infanzia alle secondarie) non sono certo nati durante il lockdown da coronavirus, ma erano ben conosciuti – e sottovalutati – proprio da chi prima gestiva tale assessorato.
Fa riflettere inoltre il concetto distorto di “Autonomia = copiare da Bolzano” che pare promuovere ripetutamente il consigliere Rossi. Vale la pena inoltre precisare che quella che ci sarà da lunedì in Alto Adige non sarà una “riapertura di nidi e materne” come fatto intendere da Rossi, ma si tratta di un servizio di emergenza dedicato a piccoli gruppi di bambini, sulla base di una graduatoria che darà precedenza ai figli di chi è impegnato nei settori dell’emergenza e che partirà per ora nelle scuole di lingua tedesca.