E’ di queste ultime settimane la notizia del concordato aumento del numero massimo di richiedenti asilo che la Provincia Autonoma di Trento ha accettato di accogliere sul proprio territorio. Siamo passati da 520 unità a 727 per giungere poi a 810, limite attualmente in essere.
Il neo Assessore competente Luca Zeni ha però tenuto a sottolineare in costanza di insediamento che tale numero è destinato ad aumentare. Cosa del tutto ovvia, considerato soprattutto il contesto internazionale che vede nell’Italia il porto di destinazione di tanta parte dei disperati africani che intendono emanciparsi dalla situazione di miseria economica nella quale vivono, flusso, questo, che va ad ingrossare le fila di coloro che scappano da scenari di guerra.
E’ stato sino ad ora considerato dalla Giunta provinciale un proprio fiore all’occhiello il distinguersi dal resto d’Italia sulla cosiddetta emergenza profughi. Fuori dal Trentino, per più che comprensibili ragioni, gli amministratori locali hanno posto resistenza nei confronti dell’arrivo indiscriminato di un sempre maggior numero di richiedenti asilo; nella nostra Provincia, invece, il Governo nazionale non deve intervenire tramite imposizioni da parte della Prefettura ma è l’Assessorato competente a farsi promotore dell’accoglienza nei confronti dei profughi.
Fuori dagli uffici di Piazza Dante, però, la percezione è ben diversa. Cittadinanza ed amministratori locali sono più che legittimamente preoccupati. Non solo percezione sociale, ma renitente sentimento suffragato da concreti casi di cronaca e da problemi di ordine pubblico, portano la popolazione a richiedere un maggior controllo e un limite alla distribuzione sul nostro territorio dei richiedenti asilo.
Il fenomeno non solo pare non trovi alcuna forza di governo in grado di attenuarlo in misura sensibile, cosa che porta a pensare – come esplicitamente del resto asserito anche dall’Assessore Zeni – che assisteremo ad un esponenziale aumento dei numeri su tutto il territorio nazionale e quindi anche in Trentino, ma è anche soggettivamente regolato da norme statuali che prevedono lunghe tempistiche -18 mesi più eventuali ricorsi- per l’accertamento della sussistenza delle fattispecie per il riconoscimento dello status di profugo. Peraltro, essendo la situazione africana in continua evoluzione geopolitica, esiste la concreta possibilità che i tempi burocratici italiani superino quelli delle eventuali conflittualità della Nazione di origine del richiedente asilo, arrivando a configurare un paradossale riconoscimento dello status di profugo per una persona nel cui Stato di partenza la situazione bellica o di eventuale restrizione dei diritti civili è venuta meno.
Esiste peraltro una impellente necessità per il nostro territorio di porre dei limiti adeguati oltre i quali non è più possibile parlare di accoglienza ma si entra in scenari più avvicinabili all’imposizione indiscriminata ed insostenibile. Sono da considerare in modo adeguato la conformazione orografica della nostra provincia, la densità di popolazione ed il numero di Comuni insistenti sul territorio.
La Provincia Autonoma di Trento -come del resto quella di Bolzano e tutte le altre Regioni d’Italia- non possono farsi carico degli effetti sociali che l’introduzione forzosa di richiedenti asilo comporta, soprattutto quando questo fenomeno non è governato da una programmazione politica e gestionale adeguatamente finalizzata ad accelerare i tempi di accertamento e limitare al minimo le frizioni sociali.
Tutto ciò premesso, il Consiglio della Provincia autonoma di Trento impegna la Giunta provinciale
- a farsi parte attiva nella conferenza Stato Regioni per una progressiva riduzione del numero di richiedenti asilo destinati al Trentino;
- qualora tale richiesta non trovasse accoglimento, la Giunta verificherà la possibilità di intraprendere un’azione legale contro il Governo nazionale;
- nell’eventualità in cui il Governo, tramite la Prefettura, imponesse ai Sindaci l’arrivo di richiedenti asilo in misura maggiore rispetto al numero massimo concordato, la Giunta metterà l’Avvocatura provinciale a disposizione dei Sindaci che non intendono accogliere ulteriori unità per difenderli da eventuali denunce che la Prefettura stessa potrebbe presentare all’autorità giudiziaria contro gli amministratori locali.
Il post su Facebook della Presidente di Fratelli d’Italia On. Giorgia Meloni che ringrazia il sottoscritto per aver presentato questo atto: